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Capitolo 7: La ragazza di nome Miku

Aggiornamento: 28 ott 2023

<<Lo credo anche io.>> rispose infine Marco.

Qualcuno bussò alla porta del Dottor Misuta, interrompendo le sue ricerche nella stanza medica.

Era notte fonda, e a quell'ora Misuta non si aspettava nessun ospite, a meno che non era successo qualcosa a qualcuno.


<<Hm?>> chiese Misuta, al sentir bussare alla porta. Seguito subito dopo con un;

<<Avanti.>>

Dalla porta entrò Zeliska, amministratrice dell'Accademia. Era vestita sempre con la sua uniforme elegante color nero con gonna lunga fino alle sue ginocchia.

Appena entrò, Misuta posò subito i campioncini che teneva in mano e rimase ad osservarla.

<<Indaffarato come sempre, Misuta.>> disse Zeliska, osservando con il suo singolo occhio sinistro la scrivania del dottore. Dopo aver sentito tali parole, egli rispose;

<<Certamente, non è compito di un medico studiare sempre la cura di nuove malattie? O semplicemente... Semplificare la cura di malattie esistenti.>> detto ciò, Misuta riprese il campione che stava ispezionando in mano, per continuare;

<<Esattamente come la manamorbus. Il povero cadetto Kevin ne cadde vittima, ma non riesco ancora a comprendere come ciò possa essere possibile.>>

<<Per certe domande non serve risposta.>> disse Zeliska, prendendo una seconda sedia che giaceva al centro della stanza e sedendosi di fronte a Misuta, per parlargli faccia a faccia.

<<Così come il restante delle domande che continuano ad invadere la nostra stessa esistenza, non credo che servano risposte.>> continuò, per poi essere interrotta da Misuta;

<<Parli proprio come Rossiya, tu. È mi dà altamente sui nervi.>>

<<Ma almeno non sono cocciuta come mia figlia. Lei per esserlo, rifiutò di diventare la nuova amministratrice. Ma magari potrei capirla, anche io non ci sono passata di sopra a quella storia...>> rispose Zeliska, mentre prese dal suo taschino una micro-bottiglietta di liquore.

<<E per questo motivo che continui ancora a bere? Diamine, e poi parli per me con il vizio di fumare...>> disse Misuta grattandosi il capo.

<<Almeno a differenza tua non sono un "famoso" dottore. Non è vostro solito non fumare?>> chiese Zeliska, mentre iniziò a bere.

<<Non hai tutti i torti.>>


Passò un breve tempo di silenzio, facendo cadere in pensiero i due colleghi di accademia.

Ma questo silenzio non durò a lungo;


<<Sai, Misuta... Normale ti dovevo licenziare per quello che avevi fatto.>> disse improvvisamente Zeliska, mostrando un lieve rossore sul viso.

<<Cavoli... Come ha fatto ad ubriacarsi con solo quella bottiglietta? Mi sa che aveva già bevuto qualcos'altro prima di venire qui...>> pensò Misuta, mentre con il suo avambraccio destro si teneva appoggiato sulla scrivania e la mano sul viso per guardare Zeliska.

Dopo che ci pensò meglio, effettivamente puzzava un po' di Alcool.

<<Portare dei cadetti di primo anno fuori dalle mura della nostra nazione è severamente proibito, ancor di più andando verso Yorung... Avresti rischiato la gattabuia.>> continuò, mentre notò che la sua bottiglietta finì. Abbassò lentamente il suo viso e continuò;

<<Ma so bene che i ragazzi... Tanto quanto tu... Non lo avete fatto con dei secondi fini. E poi... So quanto Rossiya ci starebbe male al pensiero.>> disse, menzionando nuovamente sua figlia.

<<Quella ragazza...>> sussurrò Misuta, alzandosi dalla sedia e stirandosi la schiena, camminando verso la finestra della stanza medica. Poi continuò;

<<Se l'ho fatto, è perché non volevo limitare la possibilità di speranza ai ragazzi. Credo proprio che un'esperienza simile non verrà mai scordata da loro.>> disse Misuta, girandosi verso la sua destra e vedendo Kevin dormire, sdraiato sul suo letto medico.

<<E soprattutto... Tra amici maschi, un atto simile non verrà mai dimenticato. Kevin sarà debitore per tutta la sua vita a quei tre.>>

<<Anche tu avevi un gruppo simile a quello loro...>> disse improvvisamente Zeliska, toccando un punto delicato di Misuta.

<<Sì, questo è vero.>>

<<Ricordo ancora... anche ai tempi vi dovetti sgridare per bene.>>


Zeliska era l'amministratrice anche ai tempi in cui Misuta entrò come cadetto per la prima volta all'accademia.


<<Già, ne combinavamo delle belle.>> rispose Misuta, girandosi nuovamente verso la finestra ed osservando il cielo.

<<Mi chiedo come stanno in questo momento...>>


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Così, dopo aver salvato Kevin e rischiato di venir espulsi dall'accademia, continuammo a frequentarla normalmente. Kevin riprese le sue attività il giorno seguente, dopo che venne sgridato da Zack per essere risultato malato il secondo giorno, ma egli fortunatamente chiuse un occhio al riguardo. Nel mentre, Marco, Manuel ed io abbiamo ricevuto un ammonimento da parte di Zeliska, essendo che venne a scoprire della nostra spedizione a Yorung.


Passarono diversi giorni dalla spedizione, ed iniziammo a studiare Scienza Magica insieme a Storia e Arte delle Armi; tre lezioni accademiche che capitavano tre volte a settimana, mentre gli altri tre giorni avevamo il Professor Zack ad allenarci.


Giarogia - Nubilon, Accademia della Spada Argentata - Anno 703 9 settembre, mattina


<<Fuuuh...!>> si sentì uno strano verso provenire da una delle stanze accanto, ma tutti stavano ancora dormendo, a parte Kevin che, a sentire lo strano verso improvviso, si svegliò.

<<Eh? Chi è stato?>> chiese Kevin, alzandosi di scatto con la faccia mezza appisolata.

<<Hm? Vhe shh... e so io...>> risposi, mezzo addormentato. Mi alzai dal letto, provando a camminare, ma dopo aver fatto due passi caddi a terra sfinito.

<<Nggh...! Seriamente non hai preso ancora il ritmo? Siamo da una settimana dentro questa accademia. Dai su.>> esclamò Marco, stirandosi la schiena essendosi appena svegliato.

Anche se era sabato, dovevamo prepararci per l'ultimo giorno di lezione. Fortunatamente, il sabato le lezioni finivano prima di pranzo, al contrario degli altri giorni in cui duravano fino alle 16:30... Finalmente avremmo avuto un po' di riposo.

<<Vado a lavarmi prima io.>> disse Marco, saltando giù dal letto.


Ah, giusto, non parlai mai dei bagni dell'accademia.

Ogni stanza aveva un bagno singolo alla destra della porta d'ingresso, contenente un gabinetto, lavandino e doccia.

Erano rivestiti da semplici mattonelle bianche, ed ogni volta stava a noi pulirlo. Stessa cosa della stanza, sia chiaro.

Nessuno puliva al posto nostro, e come lasciavamo, trovavamo.


<<Tu Virtus vuoi restare a fare la muffa sul pavimento?>> chiese Marco guardandomi dall'alto verso il basso. Io gli rilanciai lo sguardo indietro, alzando lievemente la testa dal pavimento e rispondendo;

<<In real──>>

<<Fwaaah!>>

.

.


Un breve silenzio imbarazzante calò nella stanza, portando una spiacevole atmosfera nell'aria.


<<Eh? Virtus, per caso ti sei trasmutato in una ragazza?>> chiese Marco sconvolto, girando il suo volto compiaciuto lontano dal mio sguardo.

<<I-io in realtà...>>

Non c'era dubbio, quella voce non era di nessuno nella stanza.

Poiché la voce era sicuramente di sesso femminile, e a meno che non proveniva dalle stanze vicino...

<<Di chi sono queste voci? È da stamattina che le sento, e sono femminili...>> disse Kevin pensieroso, mentre si alzò dal suo letto e si affacciò fuori dalla stanza, aprendo la porta.

<<Sul fatto che sono delle ragazze ci ero arrivato pure io...>> rispose pensieroso Marco. Poi continuò, affermando;

<<Però è strano, è la prima volta che si fanno sentire di prima mattina. E sembra che stiano facendo qualcosa di strano.>>

<<Che potrebbero mai fare...? *sigh* andate a farvi la doccia piuttosto, sennò si fa tardi e arriveremo nuovamente in ritardo, dando la colpa a me.>> risposi con poca voglia di vivere, sbattendo nuovamente la faccia sul pavimento.

<<Hai ragione anche tu. Su forza, preparati Manuel che dopo entri tu.>> disse Marco, camminando verso il bagno e chiudendosi dentro. Manuel invece stava ancora dormendo sul suo letto.

<<........>> rimase solo Kevin sveglio nella stanza, sedendosi nuovamente sul suo letto.

<<Questo tuo silenzio mi fa pensare male.>> disse improvvisamente Kevin, spezzando il silenzio solenne della stanza, poi continuò;

<<Oppure stai semplicemente dormendo?>>

<<.........>>

<<.............>>

<<..................>>

<<......................ah. Si è veramente addormentato...>>


Qualche minuto più tardi...


Raggiungemmo la mensa dell'Accademia, dove prendemmo i vassoi per il cibo e aspettammo la fila.

La fila era bella lunga, ogni volta contava più di 50 cadetti in fila, ma fortunatamente il cibo si poteva prendere da tre punti diversi, velocizzando un po' il processo.

<<Ecco qui che arriva finalmente il mio turno!>> pensai non appena arrivai davanti al cibo.

Di mattina la mensa era ben fornita, offrendo varie alimentazioni abbastanza salutari, partendo da: pane, uovo strapazzato, yogurt, toast, burro, omelette, cioccolato e salumi come prosciutto, formaggio, salame e mortadella. Dopodiché si poteva prendere vari tipi di frutta, come: mela, banana, pera, mandarino e molto altro... E infine, bevande tra: acqua, succo di frutta o latte.

<<Anche oggi prendo il solito.>>

Il mio solito? Semplicemente pane, uovo strapazzato, qualche fetta di prosciutto con formaggio e per finire un frutto di mandarino, accompagnato da una buona tazza di latte.

Marco invece prese il suo piatto preferito, toast con burro, omelette e frutto di mela, accompagnato da un bicchiere d'acqua.

Kevin il solito panino con cioccolato e succo di pesca.

Manuel pane con salame e formaggio, yogurt e latte.


<<Lì ci sta un posto libero.>> disse Marco indicando un posto dove sederci.

<<Bene bene, andiamo che sto morendo di fame!>> esclamai iniziando a correre verso il posto.

<<Calmati Virtus, abbiamo abbastanza tempo. Oggi fortunatamente siamo usciti prima dalla stanza.>> rispose Marco. Manuel disse;

<<Già, sono ancora le 7. Abbiamo mezz'ora per arrivare in classe.>>

<<È sempre bello avere uno in gruppo che porta un orologio.>> risposi quasi in lacrime, portando il mio braccio sul viso per nasconderlo.

<<Non è vero Kev... Eh? Dov'è finito?>> chiesi, guardandomi intorno. Mi girai nei posti dove dovevamo ancora sederci, e...

<<Ah, sta già mangiando. Aspettaci!>> esclamai correndo verso il tavolo.


Iniziammo a mangiare, e visto che il silenzio era abbastanza notevole, tranne per qualche voce di sottofondo che riempiva l'enorme stanza della mensa, accompagnata da risate e urla, iniziai a creare un dialogo;

<<So che non è da me aprire certi dialoghi... Ma pensate che riusciremo a superare questi due anni nell'accademia?>>

Tutti stavano ancora masticando il loro pasto, e l'unica risposta che ricevetti erano dei sospetti sguardi.

Marco ingerì velocemente la fetta di omelette e rispose;

<<Perché non dovremmo? So che sicuramente pensi che sia difficile, ma non era il tuo──anzi──il nostro sogno entrare nell'accademia? Devi credere un po' di più in te stesso.>> rispose Marco con tono confidenziale, poi continuò cambiando ad un tono più serio;

<<Alla fine non possiamo far altro che continuare a lottare fin quando non arriveremo alla Vetta dell'accademia, e lì, solo lì, sapremo se saremo seriamente all'altezza di servire questa nazione...>> e senza pensarci, continuai la frase di Marco;

<<...e una volta raggiunta, finalmente potrò sapere la verità dietro ad ogni enigma che mi perseguita nella mia vita, riuscendo a salvare anche Lya.>>

Kevin finendo il suo pane, mi chiese;

<<Che cosa cerchi di raggiungere nella Vetta?>>

Lo guardai, come se volessi dare una risposta col solo uno sguardo, ma giustamente pretenderei troppo.

Normalmente non volevo ancora rivelare il mio passato a Manuel e Kevin; una storia di abbandono, solitudine e sofferenza. Abbandonati da tutto e tutti, e salvati da una morte certa...

E ciò lo dovevo, sempre e comunque, all'ordine Praxis. Lo dovevo a Draug e Dreug──anzi──lo dobbiamo, insieme a mia sorella.

In fin dei conti, Manuel e Kevin non sembravano essere cattive persone, anche loro erano alla ricerca di salvezza, alla ricerca di qualcosa di grande.

Perciò... perché no?


Abbassai lo sguardo, e chiesi;

<<Sai cosa vuol dire la solitudine? Cosa si prova a non avere nessuno su cui poterti affidare...>>

Kevin mi guardò con uno sguardo di pietra, ma che si sciolse subito dopo.

<<So bene cosa vuol dire.>> rispose cambiando il solito tono più buffo che conciso, lasciando il succo che teneva con la sua mano destra, e puntando come obiettivo la discussione da me creata, continuando;

<<Io ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con i miei vecchi compagni di classe, mi scartavano sempre, come un foglio sporco.>>

<<Io invece sono stato scartato dai miei stessi genitori, e l'unica cosa di loro che tengo... È questo orologio.>> dissi, mostrando il mio orologio che portavo sul collo, continuai;

<<È l'unico oggetto che tengo come ricordo, o meglio... Come cimelio.>> finì, con quell'antico orologio rotto in mano, che tutt'ora non faceva altro che puntare alle 23:59.

<<Un cimelio di famiglia?>> chiese Manuel stupito, posò il suo pane col salame e disse;

<<Anche io posseggo un cimelio di famiglia, però non lo tengo con me, bensì mia madre. I cimeli sono solitamente oggetti di valore molto elevato nei casati, e vengono dati solo ai figli che meritano di tenerlo. Mio padre voleva affidarlo a mia sorella, ma mia madre fu sempre contraria. Diciamo che nel mio casato è solito che il genere maschile sia sempre superiore a quello femminile, e questo ha reso sempre un sacco di problemi nella mia famiglia.>>


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Era certo che ogni famiglia ha avuto i suoi problemi, e tutti questi problemi li hanno portati ad unirsi in questa accademia, provando a puntare in alto verso la cosiddetta Vetta.

La Vetta è quella che tutti i cadetti ambiscono, e solo lì potranno provare che la loro esistenza valga qualcosa in questa nazione.

Sia Kevin, che Manuel, ma anche Marco avevano un passato da raccontare, e tutti quanti avevamo un motivo se volevamo raggiungere la Vetta.

Per provare a tutti che anche noi possiamo farcela.


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Kevin provò a rientrare nella conversazione;

<<Anche io non ho un papà, non sono mai riuscito a conoscerlo. Quando nacqui, lui non c'era più, e rimasi solo con mia mamma. Abbiamo avuto molti problemi per mantenerci, e lavorai duramente per poter portare del pane a casa. Diciamo che la mia famiglia non ha passato bei momenti.>>

<<Oh...>> esclamai con compassione, tirando un morso nel mio panino.

<<Che persone erano quelli nella tua vecchia scuola?>> chiese Marco, finendo il suo pasto e ricordandosi di quello che disse Kevin poc'anzi.

<<Nella mia vecchia scuola erano sempre egoisti, mi sfruttavano sempre per i loro interessi, cestinandomi subito dopo. Purtroppo, io pensavo sempre in positivo, sperando che mi cercassero anche per essere miei amici, cosa che ho sempre sognato e sperato, ma l'unica risposta che ricevevo era... Il mio abbandono.>> raccontò Kevin, con voce tremula. La mano che stringeva il bicchiere si fece più solida, come se volesse sfogare la sua rabbia... O forse non era esattamente rabbia?

<<Quindi non avevi amici, hm...>> sussurrò Manuel con tono triste.

<<Già... Da mattino a scuola, a pomeriggio lavorando tutto il giorno... E la sera la passavo ad allenarmi al parco vicino casa mia, con la speranza che un giorno avrei potuto usare la mia forza per proteggere le persone a me care, semmai fossi riuscito a trovarle.>> continuò Kevin con il suo racconto, poi il suo tono sbalzò in uno più tranquillo.

<<Un giorno, mentre mi allenavo al parco...>>


Kevin raccontò una vicenda a lui successa un giorno mentre si allenava al parco.


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Kevin's POV


Era una normale giornata calda, mi stavo ritirando da lavoro come da normale e mia mamma mi fece trovare un piatto caldo.

<<Oh, ben tornato, Kevin. Com'è stata la tua giornata?>> chiese guardandomi negli occhi, orgogliosa.

Mia mamma aveva 42 anni, lunghi capelli marroncini e occhi del medesimo colore.

Aveva una corporatura formosa e un propenso seno nascosto da un grembiule da cucina bianco.

In quel momento i suoi capelli lunghi erano raccolti in una coda di cavallo, finendo all'altezza delle sue spalle.

<<Eh... Bene, direi.>> risposi con voce stanca, ma dovevo recuperare energie per la sera, visto che dovevo seguire il mio allenamento come consueto. Io ero ancora all'entrata di casa, cercando di togliermi le scarpe prima di entrare. Avevo sulle spalle il mio zaino scolastico, e indossavo l'uniforme marrone della scuola di Hallenwart. Mia mamma mi guardò attentamente e notò una ferita sulla mia gamba destra, chiedendomi e venendo subito da me;

<<Cosa ti sei fatto? Ti fa male?>>

<<Eh? C-Cosa?>> chiesi stranito, non comprendendo subito la situazione.

<<Perché non me lo hai detto? Non te lo sei nemmeno medicato!>> esclamò, quasi arrabbiata. Corse verso il bagno per prendere subito dei cerotti.

<<B-Beh, non ti devo dire sempre tutto. È una piccolezza, e non fa nemmeno male. Non ci do peso.>> risposi, sedendomi a tavola e buttando giù lo zaino di scuola vicino al divano, prendendo fiato. Ogni volta che finiva l'orario di scuola non avevo nemmeno tempo di ritornare a casa per sistemarmi, visto che dovevo essere immediatamente sul posto di lavoro.

Oh... Giusto, non vi avevo parlato del mio lavoro;


Una vecchia conoscenza del mio sconosciuto papà era un taglialegna, che lavorava per i casati del secondo anello. Quando papà venne a mancare, ovvero quando nacqui, si prese cura di mia mamma e me, garantendomi un lavoro non appena compii dieci anni.


Non ebbi neanche il tempo di respingere l'offerta di mia mamma, che già stava con un cerotto in mano pronta a curarmi la ferita sulla gamba.

<<M-Mamma?!>> esclamai sorpreso, che però venne susseguito da un piccolo lamentio da parte mia.

<<Perché devi essere così?>> chiesi sottovoce imbarazzato, non volevo mostrare debolezze di fronte a lei.

<<È il mio dovere da madre occuparmi del mio amato figlio, no? Non è così per caso?>> chiese mentre finì di curarmi. Sospirai e risposi;

<<*sigh* credo di sì.>>

Poi dissi, mentre si alzò e prese posto a tavola;

<<Oggi vado ad allenarmi in un nuovo posto. Hanno aperto un piccolo parco non troppo distante da qui, dove poi ogni anno vorranno organizzare un grosso torneo. Si vinceranno soldi in palio, quindi... visto che me la cavo bene con la spada, potrei provare a parteciparci. L'età per entrarci va dai 9 ai 13 anni, ed è vietata la magia──>>

Mia mamma mi interruppe con tono preoccupato;

<<Sei sicuro di voler partecipare, non è pericoloso? Ed è legalizzato dall'Ordine Praxis?>> chiese con numerose domande. Beh, non potevo di certo biasimarla.

<<Si, lo è.-- Cioè, nessuno si azzarderebbe di mettere su una cosa simile, con premi in denaro e visibilità pubblica.>> risposi con tono scettico.

<<Penso che hai ragione.>> rispose, iniziando a mangiare. Rimasi a guardare il mio piatto in brodo, con delle patate cucinate che emanavano ancora vapore. Dentro il brodo riuscivo a specchiarmi, vedendo il mio riflesso e pensando al torneo. Se fossi riuscito a vincerlo, finalmente sarei potuto andare oltre, dove ho sempre sognato di arrivare..

Mia mamma mi vide pensieroso, e pensò di dirmi qualcosa, ma poi iniziai a mangiare sorridendo come sempre.

<<Tranquilla.>> risposi, prima di provare il piatto cucinato da mia mamma. Dopo un breve lasso di tempo continuai;

<<Andrà tutto bene, se riuscirò a vincere, non ci dovremmo preoccupare di nulla, non è così? Ecco perché da oggi in poi dovrò dare tutto me stesso negli allenamenti!>>


Mia mamma mi guardò, ed iniziarono a scenderle delle lacrime dagli occhi.

A quelle parole, a posto mio iniziò a vedere il suo defunto marito, emanando la stessa energia positiva che emanava lui.

<<Già...>> sussurrò, per poi continuare;

<<Dopotutto sei figlio di tuo padre...>>


Da quel giorno, iniziai ad allenarmi al parco, dando tutto me stesso con la spada da me tramandata in famiglia. O come si dovrebbe chiamare, "Cimelio di Famiglia".

<<Hyaaaa!!>>

Zack.

Taglio netto nell'albero.

<<*pant pant* ugh... È ancora così... Pesante...!>>

Usare una vera spada era completamente diverso dall'usare delle spade d'allenamento.

Un grosso blocco di metallo affilato, in grado di uccidere.

Tenerne una in mano era una sensazione strana, ma se volevo imparare, se volevo vincere il torneo, dovevo cominciare ad allenarmi con delle vere spade!

Era quello il mio obiettivo, dare tutto me stesso.


<<Hnnnnggaaah!!>>

Swuoosh.

<<Cos...?!>>

Persi improvvisamente l'equilibrio e caddi a terra sfinito, con il rumore del metallo vicino a me.

Per poco la spada non mi cadde addosso.

<<Ouch... ouch...>>

Senza essermene reso conto, sbattei la testa per terra, perdendo per qualche secondo i miei sensi.

Forse ancora non ero pronto per quei tipi di allenamenti, stavo abusando del mio corpo.

Stavo abusando della mia energia vitale.

<<Mi sento stanco...>>

Sussurrai, mentre guardavo il cielo da atterrato.

Un cielo vasto, stupendo, e pieno di stelle.

<<...>>

Lentamente i miei occhi si chiusero.

E passarono varie ore.

.

.

.


<<Che colpo di fortuna! Con questo, il nostro capo ne sarà ampiamente soddisfatto!>>

Sentii una voce mentre ero ancora stordito, che forse era già mattina? Era una voce molto grossa.

<<Si, hai completamente ragione, fratello! Andiamo!>>

Un'altra voce... Strano. Questa era più delicata ed energetica.

<<Datevi una mossa, prima che passa qualche Guardia Praxis.>>

Un'altra ancora, più seria delle altre.

Tre persone... Che cosa vorranno fare?

Provai ad aprire gli occhi, ma non ci riuscii.

Erano ancora stanchi...

Volevano ancora dormire.


Non vedevo nessun fascio di luce, come se stessi in una profonda grotta marina senza apertura.

<<Hai ragione, fratello, legalo dalle mani senza svegliarlo! Se si dovesse svegliare, siamo fregati!>> esclamò il bandito energetico.

<<Si mette male... Questa gente non ha buone intenzioni!>> pensai, non appena cominciarono a legarmi dalle braccia. Non appena sentii ciò, iniziai a dimenarmi con la poca forza che mi era rimasta in corpo;

<<Ngghh... Lasciatemi... Andare...!>> sussurrai, provando ad urlare e aprendo leggermente gli occhi.

<<*gasp*! Si è svegliato!>> esclamò il bandito energetico, cercando di stringere più forte la corda.

<<Non fatevi intimorire! Apparentemente prima di addormentarsi si stordì, e ora non ha troppe forze. Possiamo continuare senza preoccuparci.>>

<<... qualcuno... mi aiuti...!!>> esclamai, alzando leggermente la voce.

Appena dissi ciò, ricevetti uno schiaffo dal bandito con voce grossa.

<<Non provarci nemmeno, marmocchio! Bambini della tua età se ne trovano pochi, vali molti soldi, sappi. E qui sotto non abbiamo altri modi per ricavarne se non prendendo possesso dei tuoi organi e rivendendoli! Così funziona nei bassifondi.>>

<<Bassifondi?! Quindi questa gente viene da lì... Dannazione!>> pensai, mentre cercavo di muovermi; di fianco a me ci stava un cestino di metallo, se magari riuscivo a buttarlo giù, riuscivo a fare abbastanza rumore, facendomi notare.

<<Giusto! Se non riesco ad urlare, posso agire così allora.>>

<<Bene, siamo riusciti a legarlo, portatelo sulle spalle.>> disse il bandito serio. Venni preso sulle spalle dell'omone, che dopo avermi legato come un salame, venni portato via passando vicino al cestino che adocchiai fin dagli inizi.

<<Bravo così... Vacci più vicino...>> pensavo, mentre il mio obiettivo si faceva sempre più vicino, e non appena si avvicinò abbastanza, provai ad allungare le mie mani legate.

<<Cavolo... Non ci arrivo per poco!>>

Le mie mani distavano pochissimi millimetri dal cestino, e nel mentre stavamo per superarlo. Se non riuscivo a toccarlo... Era la mia fine!

<<Dai... Daiii!!!>>


Bonk!


<<Sì!>> pensai felicemente per aver buttato giù il cestino.

<<Cos'è stato?!>> esclamò il bandito con voce energetica, girandosi verso l'omone che mi trasportava.

<<Questo marmocchio ha spinto il cestino!>> rispose l'omone prendendomi e dandomi una testata sulla testa per stordirmi.

<<Dovevi addormentarlo prima! Scappiamo subito da qui prima che arrivi qualcuno.>> rispose il bandito energetico. Nel mentre si fermò un carro vicino al viale.

<<Portatelo qui dentro!>> disse il bandito serio che si mise già a cavallo sul carro.

<<Si arriviamo!>> esclamarono entrambi. Mi buttarono dentro il retro del carro, partendo subito prima che arrivasse qualcuno.

<<Siamo salvi! Yaaaahoo!>> esclamò il bandito energetico.

<<Sì, per poco però non ci lasciavamo le penne. Menomale che il capo ci ha lasciato portare uno di questi carri.>> rispose l'omone.

<<Non festeggiate troppo presto. Ho un brutto presentimento.>> rispose il ragazzo serio.

<<Che dici, Joel? Siamo salvi alla fine. Che cosa potrebbe andare storto?>> chiese il ragazzo energetico.

<<Ultimamente in questi quartieri gira voce su un ragazzo che sembra reciti a fare "l'Eroe", uccidendo tutti i criminali di Giarogia. Principalmente i suoi avvistamenti furono nei Bassifondi e nel Terzo Anello, e venne chiamato... Arashi.>> raccontò Joel, con tono terrorizzato.

<<Arashi? Ma è il Leggendario Drago della Tempesta! Impossibile che sia veramente lui...>> chiese l'omone, incredulo a questa storia.

<<Sì, e ha già ucciso vari nostri compagni del Casato anni fa.>>

<<Lui quindi──>>


Improvvisamente si udì un’esplosione.

Avevano raggiunto i Bassifondi, passando per un punto disabitato della zona.

<<Attacchi di origine Dniw! State in guardia, Jim, Jeff!>>

<<È arrivato quindi──ci ha seguiti per tutto il tragitto fin quando non abbiamo raggiunto una zona deserta...>> rispose Jim, con la sua solita voce grossa.

<<Ahhw per tutti i cazzi! Ci ha distrutto il carro! Come lo spieghiamo ora al capo?!>> chiese Jeff, con la sua voce energetica.

<<Non sottovalutate il nemico. Non a caso viene considerata una Leggenda nei Bassifondi e nel Terzo Anello. Mai nessuno è riuscito a batterlo. Dobbiamo pensare subito ad una strategia di fug──>>

<<Non penserete a nulla, Voi.>> un uomo incappucciato con una veste di cuoio verde, occhi verdi accesi comparve dalla nube del carro.


Era lui.


Era Arashi, o almeno come tutti lo chiamavano.

Allungò il suo braccio aprendo il palmo della mano destra e fece comparire un grosso anello magico verde sotto i suoi piedi. Un enorme esplosione di vento fuoriuscii dall'anello stesso, colpendo la zona circostante e scaraventando via i tre banditi. Non appena vennero catapultati contro degli edifici distrutti, Arashi evocò una spada verde in mano e li raggiunse, ferendo gravemente il primo bandito; Jim.

<<Fratelloooo!!>> esclamò Jeff a squarciagola.

<<Nggh...!! Argh...>> Jim cadde in ginocchio, sputando sangue dalla bocca e provando a sfilzare la spada che aveva nello stomaco.

<<Maledetto bastardo...!!>> urlò Jeff, iniziando a correre evocando una magia oscura nel palmo della sua mano destra. Non era Tiehnud, essendo che era molto più lucida. Ma quest'ultimo venne fermato da Joel, che lo prese dalle spalle e usando una magia oscura a sua volta, si teletrasportarono via, lasciando un silenzio profondo sul campo di battaglia, contenente un mezzo morto.

<<Magia di Teletrasporto Umbra, eh...?>> chiese Arashi, rimanendo fermo osservando il punto in cui i due fratelli scapparono.

<<Devo riferirlo al Mio Signore, la situazione si fa più complessa del previsto.>> disse, girandosi e notando che Jim stava ancora atterrato, con la spada di Arashi conficcata sul torace. Si abbassò verso il corpo morente di Jim;

<<...u...cc...i...di...mi...>> chiese supplicante, pregando di venir ucciso.

<<Hm...>> rimase a contemplare. Dopo un po' abbassò il suo cappuccio di cuoio verde, mostrando la sua faccia a Jim. Capelli lunghi di color verde che riflettevano con la luce lunare, occhi color smeraldino che luccicavano per quanto erano brillantini, ed infine un corno spezzato sull'estremità sinistra della sua testa. Pure se fosse sembrato essere una macchina di guerra, il suo sguardo sarebbe stato più innocente che mai.

<<Sarebbe uno spreco se ti lasciassi morire, tu mi servi.>> Arashi generò un piccolo cerchio magico sopra la testa di Jim, facendo diventare il suo intero corpo bianco, e dopo un po', lo fece scomparire nel nulla.

<<Cosa... ha fatto...?>> mi chiesi, mentre riprendevo leggermente coscienza.

<<Bene bene, iniziamo il piano del Mio Signore.>> disse, rincappucciando la sua testa con il cappuccio di cuoio verde e recuperando la spada che giaceva per terra. Dopo un breve lasso di tempo camminò verso il carro e mi venne a trovare, ma non riuscii a vederlo bene in faccia.

<<Mi spiace, ma dovrai dormire ancora un po'. Appena ti risveglierai, tutto questo ti sembrerà un sogno.>> disse infine Arashi, posizionando la sua mano sulla mia testa, facendomi nuovamente addormentare.


Virtus's POV


<<Arashi...?>> chiesi sorpreso. Nella mia mente passarono varie immagini di quando venni salvato da una strana persona, che quello forse era...?

<<Il giorno dopo... mi risvegliai a casa, come se nulla fosse successo. Ma so bene che quello che ho passato non era un sogno... Bensì──>> Kevin venne interrotto da una voce femminile.

<<Ragazzi aiuto!>> esclamò una voce femminile, delicata, era quella di Miku.

<<Miku?!>> chiesi sorpreso, girandomi di scatto verso il lato da cui arrivò Miku.

<<Mi spiace interrompervi, ma mi serve urgentemente il vostro aiuto!>> chiese Miku, supplicando ed unendo entrambi i palmi delle sue mani.

<<Non c'è bisogno di chiederlo così disperatamente, ti aiutiamo.>> risposi, facendo sedere Miku nel posto vicino al mio.


Qualche secondo dopo...


<<Seriamente?>> chiesi perplesso, dopo aver sentito la storia di Miku.

<<*sigh* come devo fare con te...?>> chiesi nuovamente con tono disperato, mentre gli accarezzavo la testa.

<<Non devi trattarmi come una bambina!>> esclamò tenendo il broncio e guardandomi con uno sguardo seccato ma dolce.

<<È così carina che non riesco ad arrabbiarmi seriamente...>> pensai con volto beato ed occhi chiusi, mentre continuavo ad accarezzarle la testa. Dopo qualche frammento di secondo smisi, cercando di dirle qualcosa di serio;

<<Lo dici proprio tu questo...? Senti, se vuoi continuare a stare in questa accademia devi fare qualcosa riguardo questo tuo problema. Non puoi andare avanti così.>> risposi, sperando di non essere troppo cattivo con le parole.

<<Lo so questo... È solo che──>>

La interruppi, rispondendo;

<<No, non ci sono scuse. Vedi che in questa accademia nessuno ti vuole male. Sai, ne stavamo parlando giusto poco fa anche con Kevin e gli altri qui presenti; tutti noi abbiamo avuto... bene o male dei problemi passati, e tutti noi siamo stati scartati da persone che credevamo ci volessero bene, ma qui dentro non devi temere nulla di ciò. La realtà è ben diversa da quella che credi, fidati.>>

<<Cavolo, che razza di discorso ho appena compiuto?! Mi meraviglio di me stesso... Cavoli!>> pensai improvvisamente. Beh, però che dire, non era da me!


Miku mi guardò sorpresa e rispose con ancora più timore;

<<Però... Lucy e Sakura non sembrano che vogliano essere mie amiche. Tralasciando che Lucy fa abbastanza paura...>>

<<Lucy dici...? Ah sì, me la ricordo, sembra essere la ragazza più forte del nostro gruppo. Aveva combattuto contro Zack in maniera superba. Potrebbe sembrare paurosa, ma non penso che il suo carattere faccia paura, è pur sempre una ragazza.>> risposi, pure se la mia risposta era più piena di dubbi che altro. Poi continuai;

<<E poi hai detto che nella tua stanza ci stanno Lucy e Sakura- e con te- Miku, siete tre in totale. Non ne dovrebbe mancare una?>> chiesi, rimanendo in dubbio.

<<La quarta ragazza non è ancora arrivata nell'accademia. La presidentessa Zeliska mi ha dato alcune informazioni riguardo a lei, sembra provenire dal Primo Anell──>>

<<COSA?!>> esclamammo tutti quanti, e per qualche strano motivo, nella stanza della mensa calò il silenzio tombale.

Volevo alzarmi e chiedere a tutti quanti; "Non stavate facendo baldoria fino a due secondi fa? Cosa significa questo silenzio improvviso?" ma credo che con la nostra attuale nomina, attirerei attenzioni futili.


<<*sigh* va bene. Facciamo finta di non aver sentito nulla. Comunque, cos'è successo di preciso nella vostra stanza che ti fa pensare ciò?>>

<<Uhm~ diciamo che... ultimamente Lucy e Sakura sembrano che stiano molto tempo fuori stanza, lasciandomi sempre sola... Non mi parlano e non fanno mai nulla per far sì che stiamo insieme... Come fate voi ecco. Loro due sembrano che abbiano formato un legame che con me non vogliono condividere... Non so come fare.>> spiegò Miku con gli occhi lucidi. Io ho sempre conosciuto Miku come una ragazza molto fragile, pronta sempre a piangere visto che venne sempre scartata da tutti, visto che venne sempre vista come un demonio. Vedere di fronte me un'indifesa ragazza piangente, con dei stupendi capelli marroncini e occhi azzurri, non mi fa per nulla pensare che lo possa essere. Forse era dovuto per quel ciuffo color rosso? Non lo so. Non lo chiesi mai essendo un argomento molto delicato per lei, ma credo che fosse per quello. Però pensare a quello che passò, per colpa della mentalità chiusa delle persone che, quando vede qualcosa fuori dal normale, deve subito scartarlo e condannarlo ad una vita di inferno... Come quella che passarono gli altri ragazzi ed io, mi faceva veramente... Troppa rabbia.

<<Senti, Miku.>> dissi improvvisamente, dopo aver avuto lo sguardo abbassato per un paio di secondi. Indicai il mio gruppo composto da Manuel, Marco e Kevin con il pollice e dissi;

<<Semmai ti servisse un po' di supporto, noi siamo sempre presenti. In fin dei conti, noi siamo il gruppo 42. Sai dove trovarci.>>

<<Posa figa, fatta!>> esclamai nella mia mente, soddisfatto di me stesso.

<<Certamente!>> esclamò Kevin con un sorriso sul volto.

<<Nessun problema.>> disse Marco con sguardo serio.

<<Volentieri.>> disse con tono delicato Manuel.

Tutti erano pronti per aiutarla, ma Miku smise di rispondere, abbassando il suo sguardo. <<Uhm... Miku?>> chiesi, per vedere subito dopo Miku in lacrime.

<<Oioi! Miku? Non c'è bisogno!>>

<<*sniff sniff* grazie mille, ragazzi!>> Miku si buttò sopra di me, piangendo sulla mia uniforme.

<<Ehi, vedi che sporchi la mia uniforme così! L'ho lavata proprio ieri!!>> esclamai disperatamente, mentre Kevin e gli altri cominciarono a ridere.

<<Non c'è nulla di divertente! La mia uniforme appena lavata...!>>


Dopo un po' che Miku si calmò, le diedi un mio fazzoletto per asciugarsi le lacrime, e disse;

<<E comunque... C'è un'altra cosa che mi fa pensare male di Lucy e Sakura.>>

<<Hmh? Cosa?>> chiesi mentre pulivo la mia uniforme usando un altro fazzoletto.

<<Ogni volta che loro non ci sono, sento strani rumori in camera.>>

<<Che forse siano quei rumori che abbiamo sentito stamattina? Allora non era Virtus!>> esclamò Marco sorpreso.

<<Aspe', tu seriamente pensavi che fossi io?>> chiesi esterrefatto.

<<Beh scusa, ma da te bisogna aspettarsi una cosa simile.>> rispose Marco con poco stupore.

<<Dea Blue ti prego aiutami tu...>> dissi tra me e me incrociando le mie mani per pregare, avendo perso tutte le speranze.

<<Ehi, non è colpa mia se sei quello più stupido del gruppo.>> disse ancora Marco.

<<Dai dai, lascialo stare...>> disse sottovoce Kevin a Marco.

<<Lo prendo come un complimento bello e buono.>> dissi tirando uno sguardo perplesso a Marco. Mi girai nuovamente da Miku e chiesi;

<<Che poi, che tipo di rumore intendi?>>

<<Non so... ma sento mobili scricchiolare, o dei passi provenire da qualche parte della stanza... Come se qualcuno mi osservasse, o robe simili. Io ho paura che sia qualche entità soprannaturale, come... Come... Dei f-f-fantasmi...>> disse Miku, iniziando a tremare.

<<Ehi, Miku. Tu per caso──hai paura dei fantasmi?>>

<<Ew?! E-eh... N-no! Assolutamente...>> rispose, muovendo la testa sulla destra e provando a nascondere il suo volto spaventato.

<<Hmm...>> rimasi pensieroso, cercando di comprendere la situazione.

<<Ragazzi, tra poco dobbiamo andare.>> disse Manuel improvvisamente, alzandosi dalla sedia e prendendo il suo borsone.

<<Giusto... Da quanto tempo stiamo parlando effettivamente? Avevo perso la cognizione del tempo... Ahah!>> esclamai con tono sarcastico. Mi girai verso Miku, la sua faccia non era per niente felice.

<<Per il momento devo accantonare il suo problema... Forse dovrei parlare con Lucy e Sakura? Ma se lo facessi... Peggiorerei la situazione. Non posso occuparmene io.>> pensai tra me e me, lei si accorse del mio sguardo e mi sorrise.

<<Non posso... Mi spiace, Miku, ma dovrai imparare ad andare avanti da sola.>>


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Quel sorriso.

Quel sorriso, pieno di tristezza, era come quella volta.

Quel sorriso, che nasconde tristezza e disperazione.

Io la capii subito, quella volta.

Era come anni fa, dispersa, dove tutti sorridevano ed erano felici, ma dentro di lei era tutto in bianco e nero, e quando la vidi per la prima volta lo compresi subito.

"Non sei da sola" gli dissi, "Ti capisco" continuai a ripetergli, "Ti aiuterò" gli proposi, non riuscivo a vederla così, ricordava me.


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Flashback


Camminavo nel corridoio della scuola, era appena finita l'ultima lezione ed io ero di turno ad occuparmi della pulizia della classe. Indossavo l'uniforme della scuola di Hallenwart, e frequentavo il secondo anno.

<<*sigh* che cavolo... Così farò tardi per rientrare a casa, e a breve Igea dovrà ritirarsi dal corso di recupero. Spero che riuscirò ad arrivare in tempo.>> sussurrai con tono disperato, mentre sistemavo gli ultimi banchi.

<<Bene, così dovrebbe bastare. Oh... Cos'è questo?>> mentre sistemavo l'ultimo banco vidi una busta cadere per terra.

<<Una busta? Ed è per... Miku? Chi era Miku..?>>

Miku Enoshima, una ragazza della mia stessa classe. Era poco socievole e non entrava mai in contatto con gli altri compagni di classe, essendo che veniva sempre allontanata per via del suo aspetto.

<<Mi chiedo che tipo di busta sia... Non ci sta scritto nulla oltre che il nome di Miku. Che glielo abbiano lasciato nascosto per domani?>> mi chiesi. Improvvisamente nella classe entrò una ragazza affannata.

<<Sei per caso Miku?>> chiesi alla ragazza. La ragazza aveva corti capelli marroncini con degli stupendi occhi color blu mare.

<<Ah... Uhm... H-Hai per caso visto dentro quella busta...?>> chiese la ragazzina, balbettando.

<<Uh... Questa?>> alzai la busta, indicandogliela con l'indice.

<<L'hai vista...?!>>

<<Non ancora.>> risposi, guardai il retro della busta; era aperta.

<<P-Per favore, dammela.>> il suo sguardo divenne tetro.

<<Se me lo chiede così... Non posso dire nulla.>>

Mi avvicinai verso di lei e glielo passai, ma mentre lo stava per prendere, non lo lasciai andare.

<<Perché... Non la lasci andare...?>> chiese, mentre cercava di tirarla.

<<Questa lettera ha solo il tuo nome scritto sopra. A meno che non sia una lettera d'amore, o un avviso dagli insegnanti, cosa ci sta dentro?>>

<<N-nulla di importante... La devo buttare, e me la sono dimenticata.>>

<<La devi buttare dici... Eh?>>

Lasciai la presa con la lettera.

<<Dalla tua espressione...>> dissi, mentre ancora puntavo lo sguardo sulla lettera.

<<... Mi sa tanto che quella lettera contenga più che spazzatura.>>

<<Non sono affari tuoi!>> esclamò Miku. Non l'avevo mai sentita urlare così, e la sua espressione si trasformò in tristezza, mostrando degli occhi lucidi.

<<Intanto sono stata io a trovarla. La cercavi, giusto?>> dissi, con tono stranito.

<<Io... Sì, la cercavo. Me l'avevano rubata... E sono felice che non l'abbiano distrutta.>>

A quelle parole iniziavo a dubitare su quello che diceva. Ogni frase raccontava una versione diversa, e non sapevo più a che cosa credere.

<<Cavolo... Devi stare più attenta alle tue cose se ci tieni, e non c'è bisogno di mentirmi con la storia che sia solo spazzatura.>> risposi sospirando. Presi il mio borsone che avevo lasciato all'entrata e lo misi sulla mia schiena.

<<Pensavo che... Me la volessi buttare via.>> disse Miku, stringendo la lettera e poggiandola sul suo petto.

<<No, non ne avevo intenzione, visto che ti avrei cercata domani e te l'avrei restituita.>> risposi, mentre sistemavo il mio borsone sulle spalle e continuavo a sospirare.

Il suo sguardo tetro, si trasformò in un piccolo sorriso.

<<Cerca di stare più attenta alle cose che tieni.>> dissi mentre cominciai a lasciare la classe.

Lei rimase indietro, a guardarmi mentre andavo via.

<<...>>

Camminavo per il lungo corridoio della scuola, sentendo improvvisamente una persona correre dietro di me. Appena li sentii, mi girai ed improvvisamente la persona si fermò dietro di me.

<<Hm?>> appena me ne accorsi, notai che era Miku. Mi tenne dall'uniforme scolastica che indossavo, e delle leggere lacrime stavano uscendo dai suoi occhi. Mi fece sentire strano, essendo che non era un carattere che mi sarei aspettato da lei.


Enoshima Miku, Virtus Toyaro - MaDoShi: Journey | ZenkaiNovel

Mi fece sentire strano, essendo che non era un carattere che mi sarei aspettato da lei

Appena la sentii, mi girai e lei mi chiese;

<<Qual è il tuo nome...?>>

<<Io? Uhm... Mi chiamo Virtus.>>

<<Virtus...?>>

<<Sì... Solo Virtus.>> risposi distogliendo lo sguardo imbarazzato. Non ero abituato ad avere una ragazza così carina accanto a me.

<<Virtus...>> continuò a ripetere. A furia di ripetere quel nome, stava iniziando a farmi sentire a disagio.

<<Noto che ti piace il mio nome.>> dissi con tono sarcastico. Appena sentito ciò, lei si allontanò e disse;

<<Eh? A-ah non è niente!>> esclamò andandosene via ma tenendo stretto con sé la lettera.

<<Che ragazza strana...>> dissi, sospirando dal sollievo.

Quel giorno non compresi quanto fosse importante, fin quando... La mattina seguente, una volta arrivato in classe vidi una strana busta sotto il mio banco.


<<Ma questa busta... Miku? E sopra ci sta scritto... Il mio nome.>>


Allora quella busta non era reindirizzata a Miku, bensì stava lì a mostrare che Miku me l'avesse spedita, a me.

L'aprii, e cominciai a leggerne il testo.

Il testo era scritto a matita, con una calligrafia abbastanza disordinata ma comprensibile, ma si vedeva che ci teneva molto.

Il foglio era un po' stropicciato.






"Il mio nome è Miku Enoshima, sono una tua compagna di classe! ✰

Visto che sono una ragazza molto timida provo a scriverti questa lettera e cercherò di nasconderla sotto il tuo banco. Ah, ──! Forse non devo perdere tempo a scrivere questi dettagli inutili! Scusa per averti fatto perdere tempo... Vorrei tanto sapere il tuo nome, e spero che prenderai in considerazione di conoscermi, visto che non ho molti amici... Vorrei tanto parlare con te e passare del tempo in tua compagnia! ✰

Quindi se vuoi, oggi ci vogliamo incontrare sopra il tetto della scuola?

Se vorrai, io ti aspetterò dopo l'ultima lezione della classe! ❤


- Miku"


<<Quella ragazza...>> chiusi la busta, posandola dentro la mia borsa scolastica.

Dietro di me, nelle ultime file della classe, ci stava lei che mi guardava mentre leggevo la lettera, sorpresa dal fatto che posai la lettera dentro la borsa e ansiosa di sapere se avessi accettato o meno.


Quel giorno stesso decisi di presentarmi al luogo di incontro, e ad aspettarmi ci stava Miku, con un'espressione felice sul suo viso.

Il motivo per cui accettai? Miku l'adocchiai da molto tempo, anche se non conoscevo ancora il suo nome, vedevo che non aveva nessuno con cui parlare.

Il motivo per cui lei provò ad avvicinarsi a me? Anche lei mi adocchiò da molto tempo e vedeva che non avevo amici in classe.


Il destino decise a quei tempi di unirci.

Due persone senza amici e senza nessuno su cui affidarsi, improvvisamente unite.

Purtroppo, dopo qualche anno scolastico ci siamo divisi, visto che iniziammo ad andare in due classi differenti. Da lì incontrai Arata, Marco, e successivamente Lya, mentre Miku la iniziai a vedere molto meno.

Beh, però...


Presente


<<Fu una fortuna averla rincontrata qui, e stavolta... Non la lascerò più indietro.>>


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Nella vita, si deve imparare a combattere per sé stessi, da soli... Se si vuole sopravvivere.

E questa è una cosa che imparai sia sentendo la storia di Kevin, sia una cosa che ho sempre capito da quando venni abbandonato da piccolo con Igea.

Il mondo non ti offrirà mai un aiuto, se non te lo procuri da solo.


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Lei era una ragazza come tutte, nata da una normale famiglia, ma per qualche motivo nacque con una particolarità.

Un ciuffo color rosso, che condannò la sua esistenza.

Condannò il suo essere, portandola dentro un’urna, legata e chiusa da un filo rosso.

Fino ad oggi quel filo rosso non riuscì mai a spezzarlo, bensì la tiene ancora chiusa dentro quell'urna, di cui non riesce a scappare.

Quell'urna divenne fragile, crepandosi lentamente, come se fosse un cuore...

Sì, quell'urna era il cuore fragile di un demone di nome Miku.

Il demone che da anni combatte per essere accettata da una civiltà che l'ha sempre snobbata per il suo aspetto, come se fosse veramente un demone.


Che la Dea Blue gli possa portare via le preoccupazioni, proteggendola.

L'unica cosa che può fare è continuare a lottare.

.

.


──────────────────────────


<<È per questo che tu ti sei unita in questa Accademia, vero Miku?>> mi chiesi mentre lentamente mi girai e raggiunsi il mio gruppo, lasciando Miku indietro.


Miku's POV - Durante la lezione


<<L'elemento più fondamentale dei duelli è la difesa. Quando si combatte contro un nemico, è importante mantenere la spada allineata col proprio corpo, per prevenire di venire attaccati frontalmente...>>


Il professor Zack era il responsabile della lezione sulle Arti di Spada. Principalmente ci insegnava come usare le spade, come difenderci e altri derivanti da essa.

Virtus e i suoi compagni sembravano molto entusiasti a seguire queste lezioni... Però io, per qualche motivo non riuscivo a seguirle in maniera lucida.

Fu da quando iniziai ad avere quei problemi con Sakura e Lucy che non dormivo bene la notte... Ed era sicuramente quello il motivo per cui rischiavo di addormentarmi durante le lezioni.


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"Sparisci".

Una parola che sempre odiai.

Venni sempre abbandonata da tutti.

Nessuno mi voleva avere, nessuno mi stava vicino.

Chiunque mi vedeva, mi accantonava o faceva finta che non esistessi.


Sparisci, demone, portatrice del malaugurio, vattene,

MOSTRO DAL PROFONDO, FIGLIA DEL DEMONIO, MALSANGUE,


NESSUNO TI VUOLE.


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<<Miku!>> mi svegliai improvvisamente; era Virtus che mi svegliò. Alzai la faccia che prima stava distesa sul banco, con un respiro affannato e occhi lievemente sul viola, che però ritornarono subito color blu.

<<Stai... Bene? Ti vedo strana, e ti ho chiamata un sacco di volte.>> mi chiese con tono preoccupato. Nel mentre arrivarono anche Manuel, Marco e Kevin.

<<Io...>> risposi cercando di dare una risposta, non volevo ammettere di aver avuto un incubo.

<<Vuoi venire con noi?>> chiese improvvisamente Kevin, Virtus sembrò meravigliato.

<<Kevin...>> sussurrò Virtus, mentre Kevin ricambiò un sorriso.

<<N-Non voglio disturbare ecco... E poi una ragazza che va nella stanza di soli ragazzi, non penso che girerebbero buone voci al riguardo...>>

A sentire quelle parole, Kevin disse immediatamente;

<<So che già non girano buone voci su di noi a causa di quello che successe all'inizio... Ma non frega nulla delle voci a noi, così come anche Manuel, Marco e Virtus pensano lo stesso. Dal momento in cui siamo entrati in questa accademia, penso che sia normale passare del tempo insieme, come degli amici, no?>> chiese Kevin, stendendo il palmo della sua mano verso di me. La guardai e ricordai una mano vagamente familiare... Una mano che mi salvò già una volta; era quella di... Virtus? No, un'altra... "Frederica..."

Era quello il suo nome.

Non sapevo che fare, dovevo veramente fidarmi nuovamente di una persona, lasciando che mi potesse ferire un'altra volta? Ripensai a quello che mi disse quella mattina Virtus;

<<No, non ci sono scuse. Vedi che in questa accademia nessuno ti vuole male. Sai, ne stavamo parlando giusto poco fa anche con Kevin e gli altri qui presenti; tutti noi abbiamo avuto... bene o male dei problemi passati, e tutti noi siamo stati scartati da persone che credevamo ci volessero bene, ma qui dentro non devi temere nulla di ciò. La realtà è ben diversa da quella che credi, fidati.>>

Lentamente, dopo averci pensato su e aver guardato a fondo la mano di Kevin, decisi di stringerla, e lui mi sorrise.

Il suo sorriso era lo stesso.

<<Virtus... Ce l'ho fatta stavolta...>> pensai, sorridendo.

Stavolta non sbaglierò, non perderò più la retta via.


<<Quindi vuoi venire con noi, Miku?>> chiese Kevin, porgendo il palmo destro della sua mano, con un sorriso sul suo volto.

Lentamente, dopo averci pensato su e aver guardato a fondo la mano di Kevin, decisi di stringerla, e lui mi sorrise.

Per la prima volta, dopo tanti lunghi anni, provai a fidarmi per l'ultima volta.


E così, ci incamminammo verso il dormitorio dei ragazzi. Una volta entrati, Kevin scese di sotto per andare a comprare rifornimenti per la stanza, mentre io rimasi per un po' di tempo nella loro stanza a parlare insieme a Manuel, Marco e Virtus.

Mi si avvicinò Manuel e chiese, tenendo in mano una borraccia d'acqua;

<<Vuoi qualcosa da bere?>> annuii, prendendo la borraccia d'acqua e bevendo. Era fresca e rigenerante, essendo che l'aveva preso dal loro piccolo frigorifero alimentato da una magia di ghiaccio sotto la loro scrivania.

<<Sai, Miku...>> improvvisamente Virtus iniziò a parlare, spezzando il lieve silenzio creatosi. Stava seduto sulla mia sinistra, mentre Manuel seduto per terra in mezzo ai due letti a castello e Marco sulla sedia della scrivania. Dopo qualche lasso di secondo, continuò;

<<Ne abbiamo parlato, e penso che quelli che hai sentito tu non fossero realmente dei fantasmi. Sicura che non era uno scherzo di Lucy e Sakura?>>

<<Heh, siete a caccia di fantasmi dunque? Beh, pure io alla vostra età lo facevo spesso.>> disse improvvisamente una voce maschile... Era il Dottor Misuta?!

Era sbucato fuori dal nulla, e stava seduto sul letto di Kevin, di fronte a me e Virtus.

<<Quando diavolo è entrato lei?!>> chiese Virtus sconvolto, saltando qualche centimetro in aria.

<<Hehe, vi ricordo con chi avete a che fare qui! ♪ Il Dottor Misuta è sempre disponibile per ogni emergenza! ♪>> disse Misuta, sistemandosi gli occhiali e mostrando un volto soddisfatto di sé stesso.

<<Che poi scusa, da quando lei porta degli occhiali?>> chiese nuovamente Virtus indicandogli dei grossi occhiali quadrati neri che portava sul suo volto. Misuta li tolse e rispose;

<<Questi non sono normali occhiali da medico. Sono degli occhiali infusi con del mana, utili per il tipo di lavoro che compio. Nulla per voi marmocchi! ♪>>

<<Dall'ultima volta noto che lei è più... Strano.>> disse Virtus, tirandogli un’occhiataccia con sguardo stranito, e una goccia di sudore sul viso.

<<Certamente! Per me è una grandiosa settimana. ♪ Mi è stato detto che la mia idea di portare dei ragazzini all'escursione per identificare e comprendere le piante è una grande idea; perciò, mi hanno specializzato per diventare un professore di questa accademia, esclusivamente per una nuova lezione adesso implementata nel sistema didattico chiamata "Botanica!" Non è fantastico?!>> chiese Misuta con un sorriso a trentadue denti.

<<Botanica...?>> chiese Virtus. Manuel si prese la briga di spiegare;

<<Sì, la Botanica è una sotto-materia della Biologia, il fatto che voi non la conosciate è normale, nemmeno nel secondo anello viene insegnata. La Biologia e Botanica viene istruita solo nel primo anello ed è una lezione più che lussuosa. È un miracolo se verrà istruita anche qui.>>

<<Si, si! È così. ♪>>

<<Aaah... Ecco perché il Dottor Misuta ne va così fiero. Ma in tutto ciò ancora ci deve spiegare cosa ci fa nella nostra stanza!>> esclamò Virtus, passando da uno sguardo sorpreso ad uno seccato.

<<Hmh? L'ho detto, sentivo che avevate bisogno di me.>> rispose con voce tranquilla Misuta.

<<Nono, sei completamente fuori strada, noi non abbiamo mai chiesto aiuto, sappilo.>>

<<Heeeeeeh?! Io volevo solo fare una buon'azione! Ho sentito che avevate problemi con dei fantasmi. Sapete, io so qualcosa al riguardo!>> esclamò fieramente Misuta, sistemandosi nuovamente i suoi occhiali da professore.

Virtus lo guardò improvvisamente con interesse.

<<Huh? Sentiamo.>>

E così, Misuta iniziò a raccontare la storia del Fantasma di Hallenwart.


<<Tutto iniziò nell'anno 610, quando un giovane ragazzo di nome Erwart entrò nell'Accademia della Spada Argentata- o meglio, l'Accademia della Formazione- come ai tempi veniva ancora chiamata. Erwart fece parte del Gruppo 13, insieme altri tre suoi compagni, e presero la strada per far parte quella che oggi è l'Ordine della Guerraglia. Di quei tempi non si sa nulla, solo il fatto che scattò un enorme guerra che susseguì la così chiamata Era Oscura. Tutti i membri dell'Accademia della Formazione perirono, e quando provarono ad insabbiare tutto cambiando pure nome dell'accademia, rendendola ora della Spada Argentata, i loro spiriti invasero questa struttura. Come so tutto questo? Beh, semplice. Negli anni passati, ci furono molti avvistamenti di fantasmi che provarono a spaventare gli studenti, o addirittura... Ucciderli.>>

<<*crap!* U-Ucciderli...?>> chiesi spaventata. Misuta mi guardò con uno sguardo serio.

<<Sì, successe nel mio gruppo anni fa, un mio compagno lo trovammo impiccato nella nostra stanza una volta tornati dagli allenamenti, lui disse che non sarebbe venuto poiché stava male... Ma trovammo lui impiccato, con del sangue a terra che formava la scritta... "Loro sono qui.">>


Improvvisamente si udì uno strano rumore nella stanza, come se qualcosa si muovesse.

<<AAAAHH!>> Virtus ed io saltammo in aria dalla paura.

<<Cos'è stato?!>> chiese subito dopo Virtus, creando una barricata magica con le mani di fronte a sé, chiudendo gli occhi.

<<Virtus... Non avevi detto che non credevi ai fantasmi?>> chiese Marco con la sua solita espressione seria. Misuta iniziò a ridere, e nel mentre la porta si aprì lentamente.

<<Hmh?>> Misuta sembrò stranito, guardando la porta di ingresso della stanza.

<<Oi ragazzi, scusate il ritardo, però almeno ho portato delle bevande fre...dde...>>

Kevin appena entrò vide me spaventata con le mani che coprivano la mia faccia, Virtus pronto ad attaccare con una magia del reuef, Manuel agitato provando a capire cosa stesse accadendo, e Marco insieme al Dottor Misuta che guardarono con una goccia sul loro viso Kevin.

<<Oi oi, qualcuno mi spiega che vi prende? Sembra che abbiate appena visto un fantasma... Diamine.>> disse Kevin, lanciando una bibita gassata a Marco.

<<La situazione non è tanto diversa da come l'hai appena descritta...>> rispose Marco con un lieve ghigno.

<<Ah.>>


<<Perché mai il fantasma di Erwart dovrebbe uccidere gli studenti?>> chiese Kevin non appena riuscì a seguire il discorso, bevendo una lattina di aranciata.

<<Questo purtroppo non si sa. Beh, c'è da dire che quella che ho appena raccontato era una mera leggenda. Non si sa se sia vera o meno. Sicuramente ci sarà qualche bugia, come anche può avere delle verità incomprensibili.>> rispose Misuta, mentre beveva una lattina di soda offerta da Kevin.

<<Io personalmente non ho mai creduto nelle forze paranormali. Semmai dovesse esserci qualcosa simile ad un fantasma, sarà opera di qualcuno che sa materializzare figure simili a fantasmi, ma di mana.>> spiegò Virtus. Marco prese al balzo il discorso di Virtus e lo continuò;

<<Col mana si possono generare figure fantasma: è un'abilità usata molto spesso dall'Ordine della Guerraglia, utile per confondere i nemici, ma è anche molto complessa da attivare... È impossibile che qualche studente dell'accademia riesca ad usarlo.>>

<<Tu non riesci ad usarlo?>> chiese Manuel a Marco, girandosi verso di lui e tenendosi le sue gambe con le braccia.

<<No, sono bravo col mana, ma non così tanto. Come ho detto, è un'abilità di alto livello.>>

<<Se nemmeno uno come Marco ci riesce...>> pensò Virtus, tenendosi il mento con la sua mano destra e rimanendo pensieroso. Poi continuò;

<<Miku, per caso Sakura e Lucy sono brave con la manipolazione del mana?>> chiese.

<<Lucy sicuramente no, lei è brava con la difesa fisica. Sakura se la cava bene o male con l'attacco magico, ma non a quei livelli.>> spiegai a Virtus, girandomi verso di lui.

<<Quindi loro due non possono essere...>> disse Virtus, pensandoci ancora su, poi improvvisamente agì come se gli fosse venuto un lampo di genio.

<<Possono essere stati gli insegnanti? Se dobbiamo prendere qualcuno che sappia manipolare bene il mana, resterebbero solo loro! E gli insegnanti sicuro al cento per cento riescono a controllare e manipolare il mana, tanto da creare figure fantasma.>>

Misuta guardò stranito Virtus, e poi rispose come se stesse quasi provando compassione;

<<A dire il vero, dare colpa ai professori di una simile tragedia, ti porterebbe solamente a calci in culo fuori da questa accademia, non pensarci nemmeno.>>

<<Oh... Questo è anche vero. Hmhmmm.>>

Misuta improvvisamente si alzò, buttando la lattina vuota dentro il cestino della stanza.

<<Se vi servirà altro sapete dove trovarmi, ora devo andare, il lavoro mi chiama. ♪>>

Prima di chiudere la porta chiese;

<<Kevin, come sta progredendo la cura del manamorbus?>>

<<Ah, bene- il mio flusso di mana si sta ristabilizzando.>> rispose Kevin, evocando una piccola sfera di fuoco sulla sua mano destra.

<<Mi fa piacere. Tu per sicurezza prendi per un'altra settimana la medicina che ti ho prescritta.>>

E così uscì dalla stanza, lasciando più dubbi che altro.

<<Quel Dottor Misuta... Complica più le cose come se non lo fossero già!>> esclamò Virtus.

<<Per lo meno ci ha aiutato molto.>> rispose con tono sicuro di sé stesso Manuel.

<<Quello non lo posso mettere in dubbio. Preferirei però che il suo atteggiamento fosse meno strafottente! Cercavamo di aiutare Miku, e ora abbiamo davanti a noi un presunto assassino di cadetti che gioca con le figure fantasma! Uff.>>

<<Guarda il lato positivo, almeno sappiamo cosa fare.>> disse Marco, alzandosi dalla sua sedia e prendendo un romanzo leggero dalla sua borsa scolastica.

<<Invidio la tua costante positività.>> rispose Virtus, buttandosi sul letto con le braccia distese.

<<Oh, nel frattempo ha iniziato a tramontare.>> disse Manuel, guardando fuori dalla finestra.


Anche io voltai il mio sguardo verso l'esterno, e vidi un vasto ed enorme panorama dal colore crepuscolare.

Era lo stesso di quel giorno...


<<Grazie infinite per avermi ospitata oggi, ora però ritorno nella mia stanza.>> dissi, alzandomi dal letto di Virtus e tenendomi la gonna per non farla alzare.

<<Oh, vai già?>> chiese Virtus con tono ingenuo.

<<Purtroppo ho da fare, ecco...>> risposi, poi raggiunsi la porta della stanza, e prima che andavo del tutto, chiesi;

<<Semmai... Avessi bisogno ancora, verrò sicuramente a trovarvi, se non vi dispiace.>> non mi voltai, bensì uscii subito dalla stanza.


Mentre camminavo per il corridoio, misi il palmo della mia mano destra sul petto e sussurrai;

<<Uff... Perché fanno così tanto per me? Non vorrei che iniziassi a passare per una povera vittima, o che gli facessi semplicemente pena...>>


Camminai verso la mia stanza, si trovava sempre sul secondo piano dell'Accademia, ma sul lato estremo destro, dove ci stavano solo le stanze delle ragazze.

Raggiunsi la camera 045, ma dentro non c'era ancora nessuno.

<<... Ancora non si sono ritirate?>> mi chiesi tra me e me; la stanza era uguale a quella dei ragazzi, solamente che dal lato del letto di Sakura e Lucy ci stavano dei pesi; erano di Lucy.

<<*sigh* Mi faccio una doccia e mi metto a dormire... Se sempre ci riuscirò.>> dissi, andando verso la direzione del letto. Mi tolsi lentamente l'uniforme accademica color nero e blu, sbottonandomi la giacca e levandomi la gonna nera, rimanendo in reggiseno e mutande. Appena rimasi in intimo, iniziai a levarmi le lunghe calze nere e le scarpe.


Enoshima Miku - MaDoShi: Journey | ZenkaiNovel

Appena riuscii a togliermi anche le calze, andai verso l'armadio preparandomi già il pigiama per la notte, e mi recai subito dopo verso il bagno.


Aprii l'acqua della doccia, facendo riscaldare il bagno e creando molto vapore nella stanza.

La doccia era rettangolare, come una grossa scatola messa all'in piedi, e ci potevi entrare semplicemente camminandoci dentro.

Mi tolsi l'intimo, tenendo il mio avambraccio sul seno ed entrando dentro la doccia, iniziando a lavarmi.

<<Mi chiedo se hanno ragione...>> iniziai a pensare, iniziando a lavarmi la testa con lo shampoo.

<<Eppure... Non solo Virtus, ma anche Kevin, Marco e Manuel mi vogliono aiutare molto con questa faccenda. Inizialmente non mi fidavo molto, ero diffidente a ciò. Ma sembra che ci tengano seriamente...>> continuai a pensare, mentre il sapone dello shampoo iniziò a colare lungo il mio corpo, coprendo molte parti scoperte. L'acqua era chiusa mentre mi facevo lo shampoo, dunque la schiuma creatosi rimase.

<<Forse stavolta... Ho trovato veramente dei veri amici... E se Virtus ci va tanto d'accordo, un motivo ci sarà sicuramente...>>


Con questo pensiero, iniziai a ricordarmi le stesse cose che pensavo anni fa.

Non era la prima volta che provai a fidarmi di qualcuno, e fu proprio per questo motivo che divenni molto diffidente.

Il modo in cui mi ferivano... Il modo in cui mi disprezzavano...


Era lo stesso con cui mi ferivo io stessa.


Improvvisamente mi accasciai per terra, facendo cadere dei prodotti da bagno sulla piastra della doccia e tenendo ferma la mia mano destra con la sinistra.

<<Non voglio...>> sussurrai, mentre iniziai a lacrimare. Ma le lacrime si fusero con la schiuma e l'acqua rimasta sul mio corpo.

<<Non voglio... Ricordare quei tempi... Fanno ancora male... Tanto male...!>> continuai a sussurrare, mentre vidi per terra una lametta.

Appena la vidi, la presi con la mano e la lanciai dall'altro lato della stanza, facendola schiantare contro il mobile del bagno.

<<Non voglio... Non voglio...>> continuai a sussurrare, prendendo le mie gambe con le mie braccia e stringendole forti, mentre il mio seno si schiacciò con esse.

<<Se mi dovessi fidare nuovamente di loro... E se anche loro mi faranno del male... Rischierò di finire come un tempo...>> continuai a sussurrare, con le lacrime sul viso.


Il motivo per cui non volevo assolutamente fidarmi di altre persone al di fuori di Virtus era il seguente: fidarmi nuovamente di qualcuno equivaleva ad aprire l'impenetrabile guscio che mi ero formata attorno a me, permettendo a chiunque di poter colpire in maniera diretta il mio fragile cuore.

Ebbi molte delusioni in passato, venendo abbandonata a causa del mio ciuffo rosso... A causa del mio aspetto. E tutto ciò mi portò a mangiare di meno, e ad infliggermi male da sola per alleviare anche brevemente tutto quel dolore che portavo dentro di me.

Ecco perché, anche se volevo fidarmi dei ragazzi, non ci riuscivo.


Alzai lentamente la mia mano destra, guardando il palmo della mia mano, ed immaginandomela piena di sangue.

Ma improvvisamente, come se caddi dal cielo, tornai in me non appena sentii la porta della stanza aprirsi.

<<Cosa diamine... Stavo pensando...>> sussurrai, alzandomi velocemente ma perdendo brevemente l'equilibrio, costringendomi a tenermi sul muro.

Il mio volto era un misto tra rabbia e tristezza, essendo che mi ero promessa, prima di entrare all'accademia, che avrei smesso di avere questi pensieri negativi.

Ma ero solo una povera illusa.


<<Ah, Miku si è ritirata.>> disse una voce femminile molto soave e dolce, era sicuramente quella di Sakura.

<<Già, starà in bagno.>> rispose un'altra voce, quella di Lucy.

<<Vero...>> disse Sakura, notando la mia uniforme sul letto. Continuò;

<<Si starà facendo una doccia, nel caso vado nel bagno pubblico a lavarmi.>>

<<Va bene.>> rispose Sakura.


Appena le sentii, sistemai le cose cadute dentro la doccia e proseguii per finire di lavarmi.

Ci misi altri dieci minuti per farlo, e appena uscii dal bagno, notai che sia Lucy che Sakura non c'erano più in stanza.

Ero vestita con il mio pigiama color blu e corti pantaloncini del medesimo colore.

<<Se ne sono andate...?>> mi chiesi tra me e me. Dopo un breve lasso di secondi ad osservare la porta d'ingresso, decisi di andare verso il mio letto, mettendomi sotto le coperte.


E così aspettai di addormentarmi...


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Sogno


<<È questo il mio destino quindi? Abbandonata da coloro che consideravo la mia famiglia, passando per un demone? Per via di questo ciuffo... Perché... Perché non vuoi andare via..?!>>

<<Ahahah, un demone che piange! Sei veramente stupida! Stuupida!>> esclamò un bambino insieme ad un gruppo, con loro ci stava anche una bambina.


Essendo che venni abbandonata dai miei genitori in un orfanotrofio ad una tenera età di 7 anni, non riuscivo ancora a comprendere bene perché lo fecero.

Perché a causa di un mio aspetto dovevo subire tutto quello?

Perché a causa di un mio ciuffo di capelli, dovevo essere maltrattata?

Ma un giorno arrivò, ovvero il giorno in cui compresi il motivo per cui venni accantonata da tutti.


Tenevo una forbice in mano che riuscii a rubare da una stanza dell'orfanotrofio, mentre di fronte a me ci stavano ancora tutti gli altri bambini. In preda al panico e ai pianti, iniziai a tagliarmi tutti i miei lunghi capelli. Quando ero piccola, ci tenevo molto alla mia capigliatura, essendo che anche a mia madre piacevano. Ma in quel momento, compresi che erano solo una maledizione.


Nel mentre a terra ci stavano vari ciuffi di color marrone, si bagnarono per via di una pozzanghera che giaceva sotto i miei piedi, bagnando anche dei pantaloncini bucati e sporchi che indossavo da ormai molto tempo.

<<Io... Non lo sono...! Non sono cattiva!>> urlai con la mia voce delicata ma tremolante.

<<E allora come spieghi quel ciuffo?>> chiese un altro bambino con un atteggiamento disgustato, indicando il mio ciuffo di capelli.

<<Questo ciuffo... È nato insieme a me, tutto qui!>> continuai ad urlare, stringendo fortemente la forbice che tenevo ancora con la mia mano destra.

<<Allora i tuoi genitori erano dei demoni!>> esclamò un altro bambino.

<<I tuoi genitori... Vengono dalla città oscura!>> disse una bambina dietro il gruppo di maschi. Appena sentii la sua voce, la forbice cadde per terra, entrando dentro la pozzanghera.

<<Frederica... No, non è vero! Sono menzogne!>> dissi, spalancando i miei occhi ed iniziando ad avvicinarmi lentamente verso di lei.


Frederica era una mia amica, l'unica che avevo dentro quell'orfanotrofio, ma da quando si ricominciò a parlare di quel ciuffo... Improvvisamente... Iniziò a cambiare verso i miei confronti, mostrando emozioni di disgusto, rabbia, disprezzo e pena, guardandomi con degli occhi completamente spenti, come se mi volesse dire... Come se... Volesse dire solo una parola...


"Sparisci."


Alla fine, lo disse veramente.


Disse quella parola che da sempre mi tormentò.

La stessa parola che dissero i miei genitori a me.


Appena la sentii, caddi nuovamente per terra, abbassando lo sguardo, mentre tutti i bambini ridevano di me, per quanto ero patetica.

I miei occhi blu erano completamente scuri, non mostravano neanche una piccola luce, e i miei vestiti erano completamente bagnati per via del fango e pozzanghera sotto di me.

Rimasi così per qualche minuto, fin quando rimasi sola e non c'era più nessuno accanto a me.

Rimanendo nuovamente sola.


Mi alzai lentamente, prendendo la forbice che giaceva ancora per terra, tenendola stretta tra le mie mani, e correndo via da quel posto.

Corsi molto lontano, con le lacrime agli occhi.

Ricordando tutti i bei momenti passati con Frederica, l'unica che mi capiva e ascoltava, l'unica che mi fece capire cosa volesse dire avere un'amica, avere qualcuno che ti voleva bene.


Quella cosa... Quel sentimento così caldo... Mi faceva sentire felice.

Era lo stesso sentimento che provavo con i miei genitori, ma quel giorno, lo persi nella stessa esatta maniera.


Raggiunsi un altopiano dei bassifondi, un piccolo monte che si affacciava in tutto Ronto... una cittadella dei bassifondi.

Guardai verso il basso, vedendo delle case in schiera, dove in una di esse si trovava la casa in cui nacqui.

<<Mamma... Papà...>> sussurrai, con le lacrime sul viso.

Strinsi ancor più forte le forbici in mano.

<<Per che cosa vivo... Per che cosa sono nata...? Ditemelo voi... Perché... Perché mi avete messa al mondo... Perché mi avete fatto nascere...?!?>> dissi ad alta voce, con le poche forze che mi rimanevano; con la poca energia mentale che mi era rimasta, mentre caddi in lacrime, senza lasciar la presa con la forbice e tenendola stretta sul mio petto.


Dopo aver passato svariati minuti così, mi alzai da terra mentre il sole tramontava, notai un crepuscolo di fronte a me, un orizzonte che avrei giurato di non voler rivedere.

Un crepuscolo, che si tingeva di un colore che tanto odiavo.

Strinsi fortemente la forbice, aprendo nuovamente le due lame mentre provavo nuovamente a tagliarmi quegli odiati capelli.

Intrepida, provai a tagliarmi quella volta tutti quanti i capelli, quei lunghi e sporchi capelli marroni insieme a quel ciuffo rosso... Quei capelli dovevano sparire una volta per tutte.


Ciuffo dopo ciuffo cadevano, ma una volta arrivato al ciuffo rosso...


Zack!


Non si tagliò.

Era come se stessi improvvisamente tagliando del metallo... Del metallo setato.

Mi toccai quel ciuffo; erano normali capelli, ma non riuscivo a tagliarli.


<<Perché... perché questo ciuffo continua a tormentarmi ancora... Perché...>>


Lasciai cadere la forbice, senza speranze.

Dovevo continuare a convivere con questo tormento?

Non lo sapevo più.

Non sapevo più che fare.

Continuavo ad essere legata da quel dannato filo rosso, non mi lasciava andare.

Ma chi era che continuava a stringerlo?

Chi era che lo teneva legato a me?

Non lo sapevo... E non credo che mai lo potessi capire.

Ormai ero destinata, e sempre, a rimanere dentro quella fragile urna.


Guardai la forbice, prendendola in mano ed aprendo le due lame.

Su di esso non riuscivo a vedere nessun riflesso, visto che erano lame arrugginite...

Ma erano taglienti.

<<Che senso avrebbe continuare a vivere...?>> sussurrai tra me e me. Improvvisamente il mio pensiero venne offuscato da brutti ricordi, e il mio corpo iniziò ad essere circondato da una lieve aura violastra.


Abbandono, maltrattamento, insulti.

Era come se quella nube oscura stesse offuscando quella poca luce rimasta nella mia mente, quella poca luce che continuava a farmi ragionare, penetrando nei miei pochi ricordi lucidi che avevo.


<<Queste lame... Porrebbero fine ai miei problemi... Non è così?>> mi chiesi, mentre i miei occhi passarono da un azzurro a viola scuro. Cominciavo lentamente a perdere coscienza.

<<Sì.. Lo farebbero.>> una voce femminile, molto quieta ed elegante, cominciò a sussurrami. Non nella mia mente, bensì dentro la mia coscienza stessa.

Alzai lentamente la lama sinistra della forbice, avvicinandola alla mia gola.

<<Brava così... Fallo, e finalmente ti libererai di tutto il peso che porti sulle tue spalle.>>

<<Sì... Finalmente mi libererò di tutto, e potrò essere libera...>> dissi con voce gelida. Appoggiai la lama sulla gola, facendo fuoriuscire del sangue, che cominciò a colare per tutta la mia mano e calando sul braccio, fino a gocciolare per terra.

Improvvisamente, mi venne un forte mal di testa e cominciai a vedere bianco, per poi vedere scatti rossi sulla mia vista, rendendo la mia visione offuscata e distorta.

La mia pelle si gelò, anche se la stagione era estiva.

Il mio corpo cessò di reagire, finendo di svenire per terra.

.

.

.


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<<Oi... È gelida, portatela subito da un medico che pratica Arti Curative!>> esclamò un uomo con voce adulta. Cominciai a sentire, ma non riuscivo ad aprire gli occhi.

<<È una bambina dei bassifondi, nessun medico che pratica Arti Curative se ne vorrà occupare di lei!>> esclamò un altro.

<<Dreug, non è questo il momento di tirarti indietro. Tu hai molti collegamenti con gli ordini interni. Non penso sia un problema trovare un medico nel secondo anello.>> disse con una voce irritata. Dreug si azzittì per qualche secondo e poi rispose;

<<Va bene, Draug.>>

Venni presa in braccio da uno dei due, e venni messa su un carro, e scortata fino al secondo anello. Avevo paura che non appena avrebbero visto il mio ciuffo ci avrebbero ripensato... Ma stranamente non successe.


<<Cavoli... È gelida.>> disse Draug, mentre toccava la mia fronte. Mentre mi analizzava, notò che la mia gola era leggermente tagliata.

<<Cosa diamine avrà passato... Menomale che la signora dell'orfanotrofio segnalò subito la sua fuga dalla struttura.>> sussurrò ancora Draug, mentre iniziò a stringermi la mano.

Appena sentii quel contatto, iniziai a calmarmi lentamente e caddi in un sonno profondo.

Da quel momento in poi, non ricordavo più nulla.


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Così passarono giorni, e venni presa in custodia dall'Ordine Praxis.

Ho vissuto sola in una casa, l'Ordine Praxis non riuscì a trovarmi una famiglia adottiva; perciò, dovetti cavarmela sola per tanti lunghi anni.

Fin quando iniziai la scuola e lì... Trovai una persona che sentii subito simile a me.

Il suo nome era... Virtus.

Ma solo dopo infiniti tentativi di avvicinarmi a lui, e solo dopo avergli scritto di nascosto una lettera, riuscii ad avvicinarmi, non fu facile per me visto il mio carattere insicuro.

Però... Ero molto contenta di averlo potuto incontrare.


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Presente


<<*crap*!>> mi svegliai di colpo, con un grosso affanno come se avessi corso per cinque ore di fila senza sosta.

Perché dovevo ricordarmi di quei tempi...?


Mi guardai di fianco a me; i letti erano ancora vuoti.


<<Penso che andrò a prendere un po' d'aria...>>

Mi alzai e presi una mia giacca leggera color bianca, e andai verso l'uscita della stanza, scendendo al piano terra ed uscendo dal retro.

Noi non avevamo il permesso di uscire dall'accademia dopo un certo orario, ma potevamo usare la terrazza sul retro dell'accademia per passare del tempo durante la sera e la notte.

Appena la raggiunsi, venni accolta da un grande prato verde e delle sedie sulla mia sinistra, dove mi sedetti e iniziai a guardare il cielo, ripensando a quello che disse Virtus quel pomeriggio;

<<Ne abbiamo parlato, e penso che quelli che hai sentito tu non fossero realmente dei fantasmi. Sicura che non era uno scherzo di Lucy e Sakura?>>

<<Che siano veramente state loro due?>> dissi tra me e me, distendendomi la schiena sul muro e rimanendo così per qualche minuto.

Misi le mie mani dentro la mia giacca, notando che all'interno ci stava il fazzoletto che mi diede Virtus quella stessa mattina. Lo strinsi tra le mie mani e sorrisi leggermente, per poi posarlo nuovamente.


Se ne avessi avuto la possibilità, ne avrei parlato personalmente con Lucy e Sakura, ma dopo tutto quello che passai nella mia vita, ne avevo molta paura.

Venni tradita innumerevoli volte, persi la mia unica amica d'infanzia, rischiai di suicidarmi e venni salvata poiché non riuscii mai a badare a me stessa.

Una come me... Come dovrebbe riuscire a guardare in faccia alla realtà?

Improvvisamente i miei pensieri vennero distrutti appena sentii una voce parlarmi.

<<Ehi Miku, hai qualche secondino?>> chiese una voce maschile, mi girai e notai che era Kevin insieme a Manuel.


Virtus's POV


<<Quindi questo è il piano.>> pensai, mentre camminavo verso la stanza di Miku insieme a Marco. Stavo andando per prendere in disparte Lucy e Sakura, essendo che ci eravamo organizzati insieme agli altri ragazzi per risolvere questa situazione una volta per tutte.

<<Kevin e Manuel, voi andrete a parlare con Miku, non so esattamente come ma dovete raggiungerla.>> pensai nella mia immaginazione, stavo spiegando il mio piano ai ragazzi.

<<Mentre Marco ed io parleremo con Lucy e Sakura. Visto che Marco è molto bravo con le parole, mi servirà.>> continuai a pensare, mentre nella mia immaginazione tirai un’occhiatina a Marco. Ero bravo a parlare con Miku, ma essendo che Lucy e Sakura erano delle persone che non conoscevo ancora bene, mi serviva assolutamente altro supporto.

<<Ma Marco non conosce dallo stesso tempo Miku? Credo che lui sia più tagliato al ruolo di parlare con lei, che Manuel o io...>> disse Kevin, con tono perplesso.

<<No, non la conosco così tanto. Purtroppo, l'ho vista poche volte ai tempi della scuola.>> rispose Marco con le braccia conserte. Continuai la conversazione;

<<Ma fidati Kevin, sicuramente saprai scegliere meglio tu le parole che uno come Marco. Non per disprezzarlo, visto che so che riesce a parlare bene, ma per confortare una come Miku... Fidati, non è tagliato per ciò.>> spiegai, con volto perplesso sul viso.


Mentre pensavo al piano, raggiungemmo la stanza di Miku.

<<Se non sbaglio era la 045...>> dissi a Marco, mentre stavamo per bussare, ma qualcuno ci fermò.

<<Chi siete voi?>> chiese una ragazza dal tono serio. Ci girammo di scatto e notammo che erano Lucy e Sakura. Erano entrambe vestite con un pigiama; Lucy con un pigiama a pezzo singolo in stile Kimono di Arlebast color nero, mentre Sakura un top rosa con piccoli fiocchi bianchi e pantaloncini rosa. Erano entrambe appena uscite dalla doccia pubblica delle ragazze.

<<A-Ah... Salve!>> esclamai in preda al panico.

<<Siamo dei compagni di Miku, stavamo cercando proprio voi due.>> disse Marco, mantenendo il suo solito tono autoritario serio.

<<Invidio il suo carattere a volte...>> pensai disperato.

<<Noi? Come mai?>> chiese curiosa Sakura, indicandosi con l'indice.

<<R-Riguarda Miku... Enoshima Miku.>> risposi, cercando di mostrare un volto serio e determinato. Lo stavo facendo solo per lei, non dovevo tirarmi indietro.


Miku's POV


<<Ragazzi...>> sussurrai, mentre vidi Kevin e Manuel che arrivarono improvvisamente da me.

<<Cavoli... Ti abbiamo cercata per tutta l'accademia, cosa ci fai qui fuori?>> chiese Kevin, sedendosi vicino a Miku. Nel mentre Manuel lo stava adocchiando.

<<Sbaglio o è un poco nervoso...?>> pensò Manuel. Kevin notò lo sguardo di Manuel e pensò a sua volta, mentre gli tremavano le mani;

<<Non sono per nulla nervoso!>>

<<Ah, stavate cercando me? Mi spiace per avervi messo ulteriore stress.>> risposi, alzando nuovamente lo sguardo verso il cielo. Kevin lo notò, e disse;

<<Il cielo è veramente bello, vero? Adoro quando è così illuminato, e come se illuminasse anche la mia anima.>> a quelle parole, qualcosa entrò dentro il mio cuore.

<<Illuminare l'anima dici...?>> sussurrai, mentre cercai di non pensare a tutte le cose negative.

<<Sì, ho sempre adorato scenari simili. Sai, nella mia vita ho sempre costatato che dentro di me si alloggia solo un vuoto assurdo. Sicuramente non è nulla in confronto a quello che hai passato tu, ma credo di poterti capire almeno un po'...>> disse, mentre strinse la sua mano sul suo petto.

<<Dal tuo modo di osservare questo mondo, il tuo sguardo... Dice tutto.>> continuò, girandosi verso di me. Mi girai allo stesso tempo, notando i suoi profondi occhi marroni che mi fissavano.

Anche in lui notai la stessa cosa che notai in Virtus, era... Solitudine.

<<Non so cosa hai passato nella tua vita...>> continuò Kevin, mentre a mia volta continuai ad ascoltarlo.

<<Ma sicuramente, anche tu sarai alla ricerca di te stessa. Vorrei solo che il passato lo lasciassi alle tue spalle, e che da oggi in poi inizierai a pensare al presente.>>

<<...>> rimasi in silenzio, abbassando nuovamente il mio sguardo. Iniziai a pensare che, se solo sapessero la vera me, e quello che il mio corpo nasconda... Non la penserebbero nella stessa maniera.


Il mio corpo iniziò a rilasciare nuovamente delle piccole nubi violacee, che volevano nuovamente circondarmi.

Quelli erano tutti i miei pensieri negativi, gli stessi di quella volta di quando ero bambina.

Avevano il possesso costante del mio corpo, e niente e nessuno potrebbe distruggerli.


<<Kevin ha ragione.>> disse improvvisamente Manuel, cogliendomi alla sprovvista.

<<Noi siamo qui, e ti abbiamo cercata proprio perché noi siamo tuoi amici. Uguale quello che abbiamo passato, uguale quello che il presente e il futuro ci riserva. Noi oggi siamo qui, ed insieme, tutti quanti, andremo avanti, lasciando il passato al passato.>> continuò Manuel, avvicinandosi e piazzandosi di fronte a me, porgendomi la sua mano destra.

<<Non è così... Miku?>>


Virtus's POV


<<Perché?>> chiesi, mentre cercavo di capire il motivo dietro a quei brutti scherzi. A quanto pare, era stata veramente Sakura a far spaventare Miku con le figure fantasma.

<<Non è che la vogliamo male, volevamo solo provocarla.>> disse Sakura. Eravamo dentro la stanza 045, a parlare.

<<Provocarla di cosa esattamente? Lo sapete come sta lei al riguardo?>> chiese Marco, con le braccia conserte e provando a difendere Miku.

<<Noi non sopportavamo il suo carattere.>> rispose Lucy, senza battere ciglio.

<<Lucy!>> esclamò Sakura, come se fosse contraria a quello che disse Lucy.

<<In che senso non la sopportavate? Diteci la verità.>> chiesi a Sakura.

<<Noi...>> Sakura non sapeva come rispondere, essendo che non voleva dire qualcosa che fosse fraintendibile.

<<Sakura, lascia fare a me.>> disse Lucy, spostando Sakura con il suo possente braccio.

<<Oi, non vorrai mica fare a botte?>> chiesi alzando le mie braccia e con tono ironico, pronto per fare a botte.

<<Non ancora, sono pur sempre una ragazza ti ricordo, o hai qualcosa da ridire al riguardo?>>

<<No, grazie. Non ci tengo, sai, ho il sogno di metter su famiglia un giorno.>> risposi con volto perplesso e una goccia di sudore.

<<Se continui a prendermi per il culo non penso che ci arriverai mai.>> rispose a sua volta Lucy mostrando un occhio solo e viso oscurato. Faceva molta paura. Improvvisamente intervenne Marco e disse;

<<Okok. Finitela voi due, perdona il carattere di Virtus.>> si mise d'avanti a me, e continuò;

<<Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto di voler sapere la verità, quindi spiega la situazione.>> disse, mentre Lucy si calmò e rispose;

<<Sì. Noi abbiamo agito creando queste figure fantasma solo per proteggerla in realtà. Non avevamo intenzione di ferirla in nessun modo.>>

<<Scusa ma, non ha completamente senso, come volevate proteggerla, spaventandola?>> chiesi, mentre abbassai il braccio di Marco che mi teneva indietro.

<<Lei soffre di grave depressione, giusto?>>

Quelle parole mi colsero alla sprovvista. Come faceva a saperlo?

<<Come fai a saperlo...? Ve ne ha parlato?>>

<<No, l'abbiamo capito fin da subito. Non ha mai spiccicato parola, quando si allenava lo faceva da sola, agisce sempre come se avesse paura di noi, come se la volessimo uccidere da un momento all'altro, questo l'ho capito fin da subito. Ma soprattutto passa molto tempo in doccia, la notte esce sempre fuori e quando dorme, la sentiamo sempre singhiozzare nel sonno. Per non parlare che una volta...>> continuò Lucy, iniziando a rallentare la sua parlata.

<<Nel cestino del bagno avevamo trovato una lametta rivestita di sangue. Volevamo credere che si fosse tagliata accidentalmente mentre si depilava, o robe simili... Ma vista la situazione, non credo sia più una supposizione.>> dopo una breve pausa, continuò;

<<Facendogli questo volevamo solo spaventarla per poterla portare via da questa accademia, non è posto per una che rinnega il suo passato o per una che ha paura delle persone che la circondano. Penso che anche tu non puoi dire altrimenti, giusto?>>

<<Qua... Hai ragione.>> sussurrai, abbassando il mio sguardo.

<<Te lo chiediamo per favore, se ci tieni a quella ragazza... Portala via dall'accademia, non deve passare altro tempo qui dentro, sennò un giorno si farà solo ammazzare.>>


Miku's POV


Accettai di stringere la mano di Manuel, abbandonando me stessa e la nube di negatività che mi circondava, separandomi dalla mia vecchia me stessa.

Da quel momento decisi di fidarmi un'ultima volta.


Ritornammo dentro, e dopo un po' mi separai dai ragazzi, tornando verso la mia stanza.

Non sapevo come sentirmi, in un profondo angolo remoto del mio cuore ero felice, ma... Non sapevo come fare a superare il muro che si trovava di fronte a me, dividendomi dalle altre ragazze.


Appena tornai in stanza, prima di aprire la porta, ricordai che avevo ancora il fazzoletto di Virtus con me, e volevo riportarglielo indietro e ringraziarlo per avermelo prestato.

Dunque, corsi velocemente per arrivare nella stanza dei ragazzi prima che si addormentassero.


Virtus's POV


<<Quindi com'è andata?>> chiese Kevin, mentre ci riunimmo tutti quanti in stanza. Marco ed io eravamo appena tornati dalla stanza delle ragazze.

<<Beh... Come te la potrei spiegare...>> sussurrai, ero molto combattuto con me stesso.


Iniziai a spiegargli la questione delle figure fantasma, e che effettivamente erano loro le artefici.

Ma arrivato al punto di Miku...


Miku's POV


Arrivai di fronte alla stanza dei ragazzi, e sentivo ancora parlare.

<<Bene allora sono svegli. Menomale.>> pensai con un sorriso, ma appena stavo per bussare alla porta...


<<Quindi loro sono contrarie nel far rimanere Miku nell'accademia?>> sentii una voce maschile, era Manuel. Cosa stava dicendo riguardo me...?

<<Hm, già... E non so cosa fare. Non hanno tutti i torti, se dovessi scegliere... Preferirei che Miku sia al sicuro, lontano dall'accademia.>> disse un'altra voce, era quella di Virtus.

In che senso non mi volevano nell'accademia?

<<Io non so cosa dire, se devo pensare razionalmente, Miku non sarebbe emotivamente capace per superare tutte queste difficoltà.>> disse anche Marco.

Perché stavano dicendo tutte queste cose alle mie spalle...?


Indietreggiai lentamente, e come se fossi stata nuovamente ferita nel cuore, corsi via e non mi feci più vedere quella notte.


Virtus's POV


<<State straparlando troppo. Miku è una ragazza più forte di quello che fa vedere, deve solamente riuscire a trovare nuovamente sé stessa.>> disse Kevin mentre stava sdraiato sul suo letto, con le braccia dietro la testa. Improvvisamente sentimmo correre fuori dalla nostra stanza, ma lasciammo perdere, pensando che fossero altri ragazzi.

<<Hm.>> Marco annuì solamente, mentre io rimasi pensieroso.

<<Non hai tutti i torti, dopotutto...>> ripensai a quando Miku ed io ci frequentavamo a scuola.

Era una ragazza molto debole, non riusciva a farsi degli amici, e diffidava molto spesso chiunque. Eppure, ai tempi riuscii ad aprirsi con me.

Forse la stavo credendo più debole del solito, e magari Kevin aveva ragione.


Era notte fonda, il giorno dopo era domenica, dunque avevamo tutta la notte per poterne parlare. Ma lentamente, tutti quanti cademmo in un sonno profondo, essendo stanchi per la dura giornata...


Giarogia - Nubilon, Accademia della Spada Argentata - Anno 703 10 settembre


<<Cosa?!>> esclamai perplesso. Nella mia stanza, circa alle 14, approdarono Lucy e Sakura, informandoci della scomparsa di Miku.

<<Sì, ieri sera non tornò indietro e pensavamo che fosse arrivata sul tardi... Ma nemmeno stamattina, e nemmeno all'ora di pranzo è tornata! Penso che sia scappata...>>

<<Perché mai Miku dovrebbe scappare...?>>

Ci pensai su, e ricordai che durante la notte sentimmo qualcuno correre.

<<Non dirmi che era Miku, e ha sentito tutto...!>> esclamai improvvisamente.

<<Come?>> chiese Sakura confusa.

<<Voi restate qui, la cerco io!>> dissi, iniziando a correre e lasciando tutti indietro, alla ricerca di Miku.


──────────────────────────


Miku... Non devi andartene così, se lo fai allora non hai veramente capito nulla di quello che volevo dirti!

In questa accademia, siamo tutti riuniti per aiutarci a vicenda, per supportarci, per combattere gli uni con gli altri... E soprattutto per combattere le proprie paure!

Tu nella tua vita sei sempre fuggita dalle persone, pensando che ti avrebbero sempre ferito.

Nella tua vita sei scappata da situazioni ostili, vivendo esattamente come ho vissuto io... Se non peggio.

Nella tua vita hai avuto persone vicine, che poi ti hanno sempre accoltellato dietro le spalle.

Nella tua vita... Hai provato il vero dolore di vivere da sola, senza nessuno, tutti che ti criticavano e scartavano per via della tua unica peculiarità... Solo perché tu sei diversa da tutti gli altri!!

Ma sai... Sai qual è il lato più bello di te?

Il fatto che, se vieni pugnalata sempre, il fatto che se vieni considerata un demone, il fatto che se tutti ti hanno odiata... Disprezzata, fatta sentire male...

Continui a vivere dentro quell'urna che ti tiene intrappolata, e che lentamente, pure se lo consideri impossibile, stai spezzando quel filo rosso che ti lega fortemente.


──────────────────────────


Una volta corso per tutte le scale, cercando di raggiungere l'ultimo piano dell'accademia e salendo sul terrazzo, trovai Miku seduta per terra, proprio come quella volta da bambini...

<<*pant pant* Miku... Diamine... Mi hai fatto preoccupare...>> dissi, mentre mi tenevo in piedi con le mani sulla parete della porta.

<<Virtus...>> lei stava seduta vicino alla ringhiera di metallo, distesa, mentre guardava le nuvole.


Ero rimasto senza fiato, continuando a respirare affannosamente, mentre il mio cuore batteva a mille. Ero molto ansioso, e avevo paura che potesse fare qualcosa di avventato.

Lei non mostrava nessun tipo di emozione, mentre teneva in mano il fazzoletto che le prestai ieri a colazione.

Le mie gambe tremavano, avevo ansia di dire qualcosa di sbagliato, eppure dovevo agire.

Eravamo arrivati fino a questo punto, e non potevo tirarmi indietro proprio adesso.

Mi avvicinai e mi sdraiai insieme a lei, cercando di riprendere respiro.


<<Sai, sono tutti preoccupati per te.>> dissi, con tono delicato, cercando di pensare due volte alle parole che sceglievo in quell'esatto momento.

<<È solo un tuo modo per farmi tornare indietro come se nulla fosse?>> chiese, abbassando lo sguardo verso i suoi piedi.

<<Per niente affatto, tutti ti aspettano. Compresi Lucy e Sakura.>>

<<Loro due... Non mi vogliono, quello che dici è impossibile.>> rispose Miku dopo qualche frammento di secondo, come se volesse credere alle mie parole, ma falliva.

<<E io ti dico che è possibile.>> dissi, mentre Miku si fermò nuovamente a contemplare, rispondendo;

<<Loro due hanno agito esattamente come Frederica ai tempi...>> a quelle parole rimasi pensieroso, riflettendo su chi era Frederica.


Era una vecchia compagna d'infanzia, me ne parlò poco e nulla, eppure era molto felice quando mi descriveva il suo rapporto con lei.

Ma quella felicità svaniva quando ripensava ad un esatto giorno; il giorno in cui perse anche lei.


<<Mi ricordo di Frederica, me ne parlasti. Ma loro due sono diverse, non ti vogliono male. Giusto dieci minuti fa sono corse preoccupate da me e i ragazzi per avvertire che eri sparita, non credi che sia un comportamento da persone in pensiero per te?>>

<<Allora perché...>> improvvisamente la voce di Miku divenne instabile. E senza che me ne accorsi, cominciò a piangere e si aggrappò alla mia uniforme, urlando;

<<Perché tutti in questo mondo mi vogliono allontanare?! Che colpe ho se sono nata con questo tremendo ciuffo di capelli?! Che ci posso fare se ho un carattere insicuro?! Che ci posso fare io... Se voglio solo avere degli amici con cui ridere... Parlare... Scherzare... Amare... Che ci posso fare io?! Anche io voglio avere degli amici che mi vogliano bene... Anche io... Anche io voglio amare qualcuno!!!>>


Quel suo sguardo mi distrusse il cuore.

La sua faccia divenne completamente rossa, piena zeppa di lacrime, e senza speranze.

Io rimasi impassibile, non sapevo che fare.

Volevo prenderla ed abbracciarla, ma non riuscivo a trovare il coraggio per farlo.

Pensandoci, non lo feci mai. Feci sempre schifo come amico.

La sua mente era instabile, e vedendo quella scena anche la mia lo divenne.

Ma al più presto schiarii la mia mente.


La presi e la abbracciai con tutte le forze che avevo, stringendo il suo fragile corpo con il mio, e poggiando la mia testa sulla sua spalla sinistra.

Nel mentre le dissi;


<<Miku... Tu hai già delle persone che ti vogliono bene... Kevin, Marco e Manuel ne sono la conferma, e stai tranquilla che anche Lucy e Sakura te ne vogliono. Non sei sola, e fidati... Anche tu puoi amare qualcuno. Nessuno te lo vieta, e nessuno ha il diritto di rubarti questi tuoi sentimenti. È arrivato il momento che esci dal tuo guscio, e cominci a guardare oltre.>>


Miku continuava a piangere sulla mia uniforme, mentre continuavo ad accarezzargli la testa.

Le sue lacrime iniziarono a bagnare la mia uniforme, e il suo pianto rimbombava nella mia mente. Al più presto, compresi quanto fosse dura per lei, e quello che doveva affrontare.

Sapevo benissimo che il suo carattere era molto debole, e non avrebbe superato neanche un mese qui dentro, eppure...

Eppure, avevo l'impressione che lei stesse iniziando ad essere più coerente con se stessa, e magari dovevo avere più fiducia.

Ovviamente non l'avrei mai abbandonata, così neanche lasciata nuovamente indietro.

Da quel momento in poi, sarei stato il suo punto di riferimento.


<<Mi sa che... Non dobbiamo fare nulla noi.>> disse Lucy, mentre osservava da dietro la porta della soffitta dell'Accademia.

<<Lucy...?>> chiese Sakura, mentre vide Lucy scendere le scale per arrivare al terzo piano. Con loro c'erano anche Manuel, Marco e Kevin.

<<Credo sia la scelta migliore.>> disse Marco, osservando Lucy e scendendo insieme a lei.

<<Cosa intendete...? Non capisco!>> esclamò Sakura confusa.

<<Intendono dire che interromperli non sarebbe una buona idea. Per Miku, solo con Virtus si può sfogare così. Si conoscono da quando sono bambini, dunque lei si apre molto più facilmente con lui.>> spiegò Kevin, mentre fece cenno con la testa a Manuel di andare.

<<Oh... Peccato, volevo almeno scusarmi con lei.>> sussurrò con tono triste Sakura.

<<Potrai farlo una di queste sere.>> disse Lucy, mentre aspettava Sakura nelle scale.

<<Va bene!>> esclamò infine Sakura, scendendo anche lei.


Giarogia - Nubilon, Accademia della Spada Argentata - Anno 703 10 settembre

Miku's POV


Rientrai nella mia stanza, incontrando Lucy e Sakura.

Stavano sedute sullo stesso letto, mentre chiacchieravano di qualcosa che non avevo origliato.

Appena le vidi, cercai di distogliere lo sguardo, per sedermi sul mio.


<<Miku?>> chiese Lucy improvvisamente, spaventandomi.

<<Eh? D-dimmi...>> chiesi, anche se avevo ansia nel sentire cosa volesse dirmi.


Mi spiegò brevemente la situazione com'era, citando anche l'intervento di Virtus e gli altri.


<<Ecco perché... Ci scusiamo entrambe.>> disse Lucy, chinando il capo verso il basso.

<<Anche tu, Sakura!>> esclamò subito dopo, prendendo la testa di Sakura e sbattendola contro il letto.

Rimasi a guardarle, ed abbassai lo sguardo.

<<Capisco...>> sussurrai, mentre strinsi fortemente il mio braccio sinistro con la mia mano.

Ero estremamente nervosa, ma non volevo darlo a vedere.

<<Quindi... Lo stavate facendo per la mia sicurezza...>> continuai a sussurrare, cercando di trattenere nuovamente le mie lacrime.

Non volevo far vedere questo mio lato.

Assolutamente.


Dopodiché mi girai verso il lato del muro, mi sdraiai e cercai di riposare cinque minuti;

<<Io... Vi ringrazio per il vostro pensiero. Ci penserò su.>>


Anche se non riuscii ad essere sincera, provai ad aprirmi poco a poco.

Volevo fare di più, ma le mie ansie presero nuovamente il sopravvento.

Spero di star facendo la cosa giusta...

Anche se non sarei riuscita a rompere quell'urna, il mio obiettivo era di spezzare perlomeno quel filo rosso che teneva i miei sentimenti bloccati.


Fine Capitolo 7


Extra:

Flashback del giorno d'incontro con Miku

<<*pant pant* cavoloooo!! Sto arrivando in ritardo da Miku! Così penserà che ho rifiutato l'incontro!>> Correvo lungo le scale della scuola, disperatamente, visto che per colpa dell'incontro improvviso che ebbi con la maestra Hinata mi fece ritardare. <<*pant pant* finalmente sono arrivato...>> Aprii lentamente la porta di metallo, e davanti mi trovai Miku che mi aspettava. <<*pant* eh... Miku, scusa il ritardo.>> Miku stava seduta per terra, aspettandomi sul terrazzo della scuola. Stava appoggiata ad una ringhiera di metallo, con un pranzo a sacco sulle sue gambe. <<Pensavo che non saresti più venuto...>> disse Miku quasi in lacrime. <<E' colpa della maestra Hinata! Mi aveva trattenuto per via dei compiti del fine settimana! Non me ne ero dimenticato...>> esclamai in preda al panico. Iniziai anche a balbettare, non sapendo come dovevo risponderle senza dar l'impressione di star mentendo. <<Heh, tranquillo Virtus. Ti credo.>> rispose sorridendo, asciugandosi il viso. <<Che carinaa!>>

E così, passammo un pomeriggio intero a parlare sopra il tetto della scuola, scoprendo nuovi lati di noi sconosciuti.

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